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Articolo tratto da Meteo Web

Duecento scosse da gennaio, di cui 189 nell’ultimo mese e 147 nell’ultima settimana. Ieri la più forte, di magnitudo 3.4 alle 12:08 con scuole e uffici evacuati. Il terremoto a Catanzaro sta facendo grande paura, con tanto di coinvolgimento della protezione civile nelle attività di monitoraggio della situazione. Lo sciame sismico che negli ultimi giorni si sta intensificando notevolmente, interessa la zona di Tiriolo e Marcellinara, appena a Nord/Ovest del capoluogo, non lontano da Lamezia Terme.

Le città con il numero principale di segnalazioni al servizio INGV “Hai Sentito il Terremoto” per la scossa 3.4 di ieri mattina sono state proprio Catanzaro (122), Lamezia Terme (27), Cosenza (18), Vibo Valentia (17), Settingiano (16), Soverato (15), Rende (15), Girifalco (14), Caraffa di Catanzaro (14), Tiriolo (13).

Ma a preoccupare maggiormente le autorità è la densità abitativa della zona: infatti le città più vicine all’epicentro sono Catanzaro (90.612 abitanti) a circa 10 km di distanza, Lamezia Terme (70.714 abitanti) a circa 16 km di distanza, Cosenza (67.546 abitanti) a 44 km di distanza e Crotone (62.178 abitanti) a circa 57 km di distanza.

Perché lo sciame sismico di Catanzaro fa così tanta paura

Lo sciame sismico in corso a Catanzaro fa così tanta paura perchè si sta verificando in una delle aree a più alto rischio sismico d’Italia, e con una fortissima esposizione legata alle infrastrutture (in modo particolare ponti e viadotti).

E abitazioni che sono stati realizzati in modo massiccio a partire dagli anni ’60 del ‘900 in poi, quindi negli ultimi 65 anni.

Fino a quel momento, l’area non era così densamente popolosa come oggi, e i terremoti distruttivi della storia avevano provocato meno conseguenze proprio perchè non c’erano i grandi insediamenti odierni.

Per capire a cosa ci riferiamo, basta osservare una veduta di Catanzaro nel 1857 e paragonarla allo scenario attuale:

Uno dei terremoti più forti della storia d’Italia si è verificato a Catanzaro il 28 marzo 1783 con una magnitudo stimata di 7.0 sulla scala Richter, e con epicentro proprio tra Catanzaro e Girifalco, appena più a Sud dell’area epicentrale dello sciame sismico di queste ore.

Ma mai nessun forte terremoto ha colpito Catanzaro dopo il boom edilizio e infrastrutturale degli ultimi 60 anni, quindi le conseguenze sulla città di eventuali scosse forti sono una grande incognita.

Nell’Atlante “Italia dei terremoti – L’azzardo sismico delle città” scritto da Emanuela Guidoboni e Gianluca Valensise e pubblicato dalla Fondazione del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, si può evidenziare come lo “Stato del costruito” di Catanzaro risulta “ottimo” soltanto per il 13% delle abitazioni della città, e anche se è “buono” per un altro 62,3%, significa che il rimanente 25% è “mediocre” (pari al 22,7%) o addirittura “pessimo” (2,2%). Il boom delle costruzioni di edifici residenziali a Catanzaro è stato negli anni ’60, ’70 e ’80.

I terremoti storici di Catanzaro dall’Atlante “Italia dei terremoti”

4 aprile 1626 – magnitudo 6.0
Il terremoto causò gravi danni alle abitazioni, ma non vi furono vittime. Gli abitanti, spaventati dalle continue forti scosse, lasciarono la città e vissero a lungo all’aperto o in baracche di fortuna in campagna.

27 marzo – 8 giugno 1638 – magnitudo 6.9 (epicentro nel crotonese)
Il terremoto del 27 marzo causò crolli e lesioni in molte abitazioni; ci furono 5 morti. Complessivamente 315 case e 18 tra chiese e monasteri divennero inabitabili; furono gravemente danneggiati l’antica cattedrale di Santa Maria Assunta, il palazzo vescovile e il palazzo della Regia udienza (Tribunale). Il terremoto del giorno 8 giugno causò la rovina completa di molti edifici precedentemente danneggiati; crollò completamente la facciata della cattedrale. I morti furono pochi perché la maggioranza degli abitanti, allarmati dalle scosse precedenti, si trovavano già all’aperto. Nonostante le estese rovine subite, la città ottenne dal governo centrale di Napoli soltanto una proroga dei pagamenti fiscali per l’anno 1638.

5 novembre 1659 – magnitudo 6.6 (epicentro nella Valle del Mesima)
Crollo di quattro case e lesioni più o meno gravi in tutti gli altri edifici, di cui alcuni danneggiati in modo irreparabile. Nella facciata della cattedrale di Santa Maria Assunta si aprì una spaccatura larga circa 25 cm e fu danneggiato il tetto, una parte del quale crollò sopra al coro, sfondando anche la sagrestia. Il palazzo vescovile fu lesionato in quattro diversi punti e subì il crollo del tetto, divenendo quasi inabitabile; nel convento dei Carmelitani furono riscontrate lesioni nelle celle e nel dormitorio; inoltre fu gravemente danneggiato il campanile della annessa chiesa, che dovette essere demolito per motivi di sicurezza. In altri conventi caddero i soffitti e i muri furono lesionati.

30 marzo 1740 – magnitudo 4.9
È la scossa più forte di una sequenza locale iniziata il 26 marzo. Furono lesionati diversi edifici, soprattutto quelli religiosi; ci fu panico generalizzato nella popolazione.

20 febbraio 1743 – magnitudo 6.9 (epicentro nello Jonio settentrionale – Salento)
Tre scosse causarono grande panico nella popolazione; si aprirono molte crepe nelle chiese e nei palazzi; una persona morì per il crollo di un muro di un edificio fatiscente.

21 marzo 1744 – magnitudo 5.7 (epicentro nel crotonese)
Danni gravi al patrimonio edilizio abitativo e pubblico (civile e religioso), consistenti in crolli totali o parziali ed estese lesioni.

Le abitazioni crollate totalmente furono poche (forse due o tre), ma quasi tutte subirono lesioni e crolli parziali e circa la metà di esse divenne inabitabile; per questo numerose case dovettero essere demolite o puntellate. Le chiese, e soprattutto i campanili, furono tra gli edifici più danneggiati.

La cattedrale di Santa Maria Assunta, già colpita dai precedenti terremoti, fu danneggiata in modo molto grave e dovette essere chiusa al culto; fu riaperta nel gennaio 1748 dopo ingenti lavori di riparazione. La chiesa di San Salvatore crollò totalmente; quella di San Domenico (attuale chiesa del Rosario), subì gravi lesioni.

Il palazzo del Tribunale (Regia udienza), con le annesse carceri, divenne pericolante e dovette essere evacuato. Nelle campagne circostanti gran parte delle case-torri rurali crollarono o divennero inabitabili.

3 maggio 1761 – magnitudo 4.9
La prima scossa non fu molto forte, ma causò ugualmente apprensione tra la popolazione. Circa tre quarti d’ora dopo ci fu un’altra scossa molto più violenta, che lesionò diverse abitazioni. La popolazione spaventata abbandonò le case e trascorse tutto il giorno e la notte seguente accampata all’aperto. Nei giorni successivi e per tutto il mese di maggio furono avvertite molte scosse leggere; la più forte avvenne il 17 maggio. Un’altra scossa fu sentita il 3 giugno, fu molto forte e fece di nuovo fuggire tutti gli abitanti all’aperto, ma il quadro degli effetti sostanzialmente non cambiò.

5 febbraio – 1 marzo 1783 – magnitudo 7.0 (epicentro nella piana di Gioia Tauro)
I terremoti del 5, 6 e 7 febbraio e quello del giorno 1 marzo 1783 furono sentiti fortemente e causarono leggere lesioni negli edifici e grandissimo allarme nella popolazione.

28 marzo 1783 – magnitudo 7.0
Questa scossa causò il crollo di molte case e la distruzione di chiese e monasteri; si contarono 14 morti su 9.668 abitanti. In particolare subirono crolli e gravi lesioni le chiese di San Francesco di Paola, di Sant’Agostino, di San Giovanni, del Carmine, dei Domenicani e degli Espulsi. Furono nuovamente lesionati alcuni muri della navata centrale della cattedrale di Santa Maria Assunta, della quale in seguito crollò interamente il tetto; gravi danni anche al campanile e nella sacrestia. Il palazzo vescovile fu gravemente lesionato, tanto da risultare non più riparabile.

8 marzo 1832 – magnitudo 6.6 (epicentro nel crotonese)

Crollarono molte abitazioni e si riscontrarono lesioni in quasi tutte le restanti, che divennero in gran parte inabitabili; i morti furono 4, numerosi i feriti. Molti edifici pubblici subirono gravi danni: l’Ospedale fu distrutto, il Real Liceo crollò parzialmente e divenne inabitabile; furono danneggiati il palazzo vescovile, il Seminario, il palazzo del Tribunale e il palazzo dell’Intendenza, che fu evacuato; la caserma della Gendarmeria e il carcere subirono crolli parziali.

Tutte le chiese furono gravemente danneggiate; in particolare quella di San Giovanni crollò in parte e quella di Santa Caterina divenne pericolante. I monasteri di Santa Caterina e di Santa Chiara, e il Conservatorio di Santa Maria della Stella, o delle Verginelle, furono gravemente lesionati. Circa 150 case furono poi ricostruite e 8 edificate ex-novo con il contributo del governo centrale.

12 febbraio 1854 – magnitudo 6.2 (epicentro nell’alta Valle del Crati)
Leggere lesioni in alcune case, ma nessun danno agli edifici pubblici. Grande paura nella popolazione.

8 settembre 1905 – magnitudo 6.7 (epicentro nel Golfo di Sant’Eufemia)

Danni consistenti e diffusi. Le abitazioni subirono in genere danni leggeri, mentre furono fortemente danneggiati molti edifici pubblici ed ecclesiastici, che subirono lesioni e qualche crollo parziale. Ci furono due feriti leggeri. Nell’Ospedale civile crollò un soffitto e furono rilevate gravi lesioni soprattutto nelle pareti interne dei piani superiori. Furono gravemente danneggiati i locali della Corte d’Appello; danni notevoli furono riscontrati anche nel carcere giudiziario. Subì gravi danni l’istituto scolastico Fiorentino Scoppa, in cui si aprirono gravi lesioni in tutte le murature del piano superiore, che risultò pericolante e inagibile. Danni minori subì l’Orfanotrofio di Santa Maria della Stella.

Quasi tutte le chiese della città subirono danni più o meno gravi. Fu ancora seriamente danneggiata e resa parzialmente inagibile la chiesa cattedrale di Santa Maria Assunta, in cui caddero numerosi calcinacci dagli archi e dai cornicioni e furono rilevate fenditure e lesioni nella volta, nella cupola e soprattutto nel coro, con pericolo di crolli parziali.

La chiesa del Santissimo Rosario fu gravemente danneggiata e chiusa al culto: il frontone risultò dissestato e pericolante; la cupola dell’abside fu lesionata, e la volta dell’altare maggiore si spaccò in più parti; lesioni e sconnessioni furono rilevate anche nelle cappelle del Nome di Gesù e della Madonna; il tetto risultò sconnesso; il campanile, gravemente lesionato, fu ritenuto non più riparabile e quindi da demolire; La chiesa parrocchiale dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista (o di San Giorgio) subì gravi danni soprattutto nel tetto, che risultò pericolante e rese inagibile l’intero edificio; furono inoltre riscontrate gravi lesioni estese dal muro della facciata a parte del muro laterale destro, che dovettero essere parzialmente demoliti; lesioni e fenditure si aprirono anche nella volta a incannucciato della navata, nel muro perimetrale esterno, nell’arco, nella volta e nella cupola della cappella dell’Addolorata.

Fu gravemente danneggiata e chiusa al culto la chiesa del Monte dei Morti (o dei Cappuccini); la chiesa dell’Immacolata subì lesioni e dissesti in vari punti; danni notevoli furono rilevati nella chiesa di Santa Barbara (o di San Francesco). Nella chiesa di Santa Maria del Carmine (o Santa Maria del Cattaro) risultò strapiombato il muro a nord; furono inoltre riscontrate gravi lesioni in tutte le murature, in particolare nei muri laterali est e sud, nei due archi del sancta sanctorum, nella prima cappella a destra, nella volta della navata e nella cupola dell’altare maggiore.

La chiesa di Santa Maria della Stella (o di San Nicola Caracitano) subì gravi lesioni al muro posteriore e all’arco maggiore, estese anche alla volta del presbiterio e a parte della volta della navata, che divenne pericolante. La chiesa di Montecorvino fu lesionata in varie parti, in particolare nei muri laterali; la sagrestia risultò distaccata dal resto dell’edificio. Nella chiesa di San Nicola Morano furono rilevate lesioni nei muri esterni e in particolare nel cornicione di coronamento, che divenne pericolante e fu poi demolito; risultò inoltre sconnessa la copertura in tegole del tetto.

Nella chiesa di Santa Teresa (o dell’Osservanza) si aprirono due larghe lesioni e tre crepe capillari nella cupola soprastante l’altare maggiore, ma non furono rilevati danni ai muri. La chiesa di Santa Maria e Tutti i Santi subì gravi lesioni in varie parti con pericolo di crolli. Divenne pericolante la chiesetta di Sant’Agostino (o della Portella). Nel palazzo vescovile furono riscontrate varie lesioni nei muri, in particolare nell’appartamento del vescovo, che divenne inabitabile. Il Seminario ebbe tutte le murature lesionate e sconnesse. Il palazzo Erizzo subì estese lesioni.

28 dicembre 1908 – magnitudo 7.0 (epicentro Stretto di Messina)

Piccole lesioni in vari edifici; una sola casa dovette essere sgombrata.

Fu danneggiato nuovamente il palazzo Erizzo, già lesionato nel 1905 e in seguito consolidato con catene; subì qualche lesione anche il palazzo vescovile.

11 maggio 1947 – magnitudo 5.7
Il terremoto fu molto forte; causò grande panico nella popolazione; ci furono lesioni in molte case e alcuni crolli parziali.

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