di Felice Foresta*

Non ho strumenti, competenze, conoscenze altolocate.

Coltivo solo emozioni, memorie, suggestioni.
Sarà un processo irreversibile ma, per quello che potrò, porterò avanti le mie idee e spenderò le mie piccolissime energie.

Anche se condivido l’analisi spietata e illuminata del mio amico Raffaele Arcuri, mi batterò contro l’eutanasia delle aree interne.

Quella sancita dall’Obiettivo 4 del Piano strategico nazionale per le aree interne (Psnai), licenziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dal Dipartimento per le politiche di coesione e per il Sud.

Più che un piano strategico, onestamente a me pare il manifesto funebre delle aree interne.

Il suo titolo è lapidario: Accompagnamento in un percorso di spopolamento irreversibile.
Negli ultimi due fine settimana, ho visitato molte aree interne.

Da Pietra Cupa, frazione montana e abbandonata dopo l’alluvione di Guardavalle, a Verbicaro (Vruvëcàrë), nel Parco Nazionale del Pollino.

Dal Rifugio CAI sul Gariglione, in Sila, a quello di Bocca del Monte, sul Pollino.

In Sila, nella mia Sila, eravamo un centinaio di persone, molte delle quali sono rimaste per tre ore all’impiedi pur di esserci.

A raccogliere pensieri, suggestioni, gratitudini per quelle persone che, secondo il Psnai, dovrebbero essere adesso accompagnate in un percorso di cronicizzato declino e invecchiamento in modo da renderlo socialmente dignitoso.

Se penso a tutti i vecchi, a tutti i miei vecchi, a mio nonno, a mio padre che, nelle aree interne e per le aree interne, hanno immolato gli anni più belli delle loro vite, al ministro Foti posso chiedere una cosa soltanto.

Se non sa emozionarsi, vedendo un muro sbreccato, i panni stesi, una finestra offesa, una sedia sull’uscio, il profumo della salsa la domenica mattina, un pomeriggio in un paese dell’entroterra, non perda tempo.

Scriva un altro documento che faccia tornare a vivere i paesi, i miei paesi, interni.

Altrimenti, si dimetta insieme a chi crede, e forse vuole, l’eutanasia delle aree interne.
Io continuerò, invece, con quelle persone che le abitano.

Anche a mangiare solo pasta e fagioli, e continuare a vivere.

*(Avvocato e intellettuale)

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