Catanzaro, nel ‘27, potrebbe assistere al sorgere de La Cosa di dalemiana memoria (leggi qui: https://irriverentemente.com/?p=25187). Ma che a differenza di quella (come ovvio assai più nota, anche se ormai datata) di sinistra non sarebbe. O meglio, pur nascendo da 2 big della sinistra locale come Roberto Guerriero e Francesco Pitaro (non certo due improvvisati, bensì esponenti politici con voti e risorse economiche tali da poter dar vita a qualcosa di importante), andrebbe a poggiare su un sodalizio come N. Genesi invece con simpatie di centrodestra. Oltretutto (r)accogliendo tutti gli esclusi proprio di quest’ultima coalizione, che dal ‘22 almeno in Italia è a trazione meloniana. Ma che a Catanzaro patisce gli effetti di un’evidente spaccatura, tra il… vecchio e il “nuovo”. E che potrebbe quindi non offrire sufficienti garanzie in primis a un Filippo Mancuso, proiettato a diventare “u sindacu da Marina” (il sindaco di Lido). Vale a dire un successore di Nicola Fiorita pronto a decretare la definitiva subalternità di metà, se non trequarti, città a vantaggio di un ex “villaggio di pescatori” come Lido che però da 2-3 decenni (non certo da quando c’è Mancuso in auge, ci mancherebbe) è al centro di spaventosi interessi. Riconducibili a quanti muovono i fili in città, al di là e persino al di sopra della politica guidando gruppi privati floridissimi e potentissimi. 

Mancuso, al di là di Lido, conta sul… vecchio centrodestra ma, almeno per ora, non sul “nuovo”

Legittimo che Mancuso in città faccia ciò che voglia. Soprattutto se dovesse ancora prendere “caterve” di voti come alle Regionali di inizio ottobre scorso. Solo che pare sia proprio il diretto interessato a temere che possa non accadere, anche alle prossime Comunali. Magari perché vittima del… tiro al piccione di una parte del centrodestra da cui non è affatto amato. E si dice pure sia una parte, e peraltro quella che conta davvero, di Fratelli d’Italia e soprattutto Forza Italia. Che non è certo, ad esempio, la fazione rappresentata da Antonello Talerico e, con lui, da Mimmo Tallini, Piero Aiello e persino Sergio Abramo. Considerato che, in particolare in Fi, a dare le carte in città è ormai un Marco Polimeni, vicinissimo al plenipotenziario Roberto Occhiuto. Tant’è vero che circa un anno e mezzo fa, quando un chiacchierato collega di Talerico ci raccontava in una grande struttura commerciale del capoluogo di come Occhiuto avesse dato in mano il partito locale a Talerico stesso, capimmo un paio di cose. La prima, marginale, relativa alla certezza che il chiacchierato soggetto in questione di politica non capisse un emerito ca@@o, come del resto avevamo già intuito. Mentre la seconda, fondamentale, che ci balenava mentre ascoltavano la panzana e guardavamo chi la propalava tra l’ironico e il compassionevole: Talerico era stato in realtà fregato e messo all’angolo. Di lì a poco, essendo costretto a pagare pesante dazio all’errore di essere transitato in Fi come infatti accadde!

La Cosa: se serve, è pronta. E (r)accoglierebbe tutta la destra non… allineata da unire a pezzi di (ex?) sinistra

Alla luce di quanto appena scritto, non sarebbe un caso che attualmente, dopo la scoppola presa alla recenti Regionali sebbene le migliaia di preferenze ottenute, al pari di Tallini & Co. il buon Antonello si starebbe gettando tra le braccia di Mancuso. Da tutto questo, quindi, ecco l’esigenza di “studiare” un progetto come La Cosa. Così, tanto per essere pronti. A patto che un Mancuso, deluso e amareggiato dal mancato gradimento in… casa sua, non decida ancora una volta che per la città gli convenga puntare le sue fiches su Fiorita con cui di fatto governa Catanzaro dall’inizio della consiliatura in corso. E chissà non continui a farlo, allora, a patto il sindaco faccia il definitivo “all in” su Lido (come peraltro ha iniziato a fare) a cominciare, dopo… l’antipastino del Capodanno Rai nell’area Teti, dalla destinazione dello “strategico” futuro nuovo ospedale a Germaneto. La “ciccia” vera, quella. Ma se il super-inciucio non dovesse prender corpo per qualsivoglia motivo, magari un Mancuso primo cittadino, la citata Cosa in salsa catanzarese (ispirata all’Area in cui circa 27 anni fa l’allora premier e leader dei Ds, Massimo D’Alema, “fuse” varie forze dell’arcipelago della sinistra) potrebbe invece (r)accogliere tutta la destra locale non… allineata, da Talerico ad Abramo, forse con Guerriero, o Pitaro (assai più difficile), candidato a sindaco. 

Il laboratorio politico Catanzaro del 2027 primo nel Paese a correre e vincere in un capoluogo di regione? 

Ragion per cui, seguendo il ragionamento fin qui fatto, è dallo sgretolamento di destra e sinistra che Catanzaro alle prossime Comunali potrebbe essere uno dei più grandi laboratori politici italiani. Dove avviare un sistema inedito, se riferito a un capoluogo di regione (ancorché molto piccolo e altrettanto periferico), che preveda il superamento della netta dicotomia tra destra e sinistra come peraltro già succede in parecchie cittadine. Perché è una divisione che ormai resiste solo sui grandi temi: dal disconoscimento di taluni (controversi) diritti civili alla cultura woke; dall’attivismo (in alcuni casi estremista) Propal alla vicinanza al popolo ebraico; dalla sensibilità ecologista al negazionismo (per noi privo di senso) del climate change e dal nazionalismo al globalismo. Ma, a livello territoriale, (r)esistente ancora unicamente in poche realtà del Paese: Toscana, Emilia ecc. E per il resto, al contrario, sempre più evanescente. Soprattutto a livello locale, dove i partiti non fanno più presa. E sono, per così dire, appaltati a cacicchi e maggiorenti locali che se ne fregano dell’ideologia, dovendo creare loro feudi e sacche di clientela senza alcun legame con una fede politica di appartenenza. Via libera dunque a La Cosa, o come verrà poi chiamata, per completare l’opera dopo Nuova Alleanza nel 2006 (curiosamente costituita pure dal compianto papà di Roberto Guerriero, Pino, soprattutto con Aiello e Tallini più altri) e Rinascita nel 2022 (stavolta proprio con il buon Roberto in prima fila). 

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