In coda al pezzo il “focus” su un servilismo che, accade spesso peraltro, fa più danni rispetto a procurare vantaggi al… dante causa
Stasera calerà il sipario sulla 20. edizione di un Mgff sempre più ‘low profile’. Iniziato con il ‘giallo’ dell’evento inaugurale del giugno scorso, costituito dal concerto di Russell Crowe, rispetto a cui non si è finora saputo e, probabilmente mai si saprà, se il Teatro Politeama-Mario Foglietti sia stato concesso a titolo oneroso o gratuito. Aspetto su cui bisognerebbe riflettere e approfondire. Ma, tant’è. Resta il fatto della spiegazione relativa al motivo per cui abbiamo definito il 20. Mgff all’insegna del… profilo basso. Che è semplice. Alzi la mano chi si ricorda i social inondati di foto e video su feste e ricevimenti in ville sfarzose, karaoke, sontuosi catering e così via a corollario dell’Mgff. E poi, ancor più dopo l’arrivo del nuovo sindaco, addirittura bus Amc tappezzati con megalocandine e gigantografie del Festival (accadeva un anno fa) ed ‘eventi pubblici’ in centro città, masterclass e conferenze stampa come se piovesse. Quasi che Nicola Fiorita, dopo aver riposto i propositi dell’annunciata primavera catanzarese in soffitta, avesse iniziato a fare a gara con il predecessore Sergio Abramo per la continuità. Una ferrea preservazione di certi equilibri politici. Garantiti anche dalla conferma del contributo alla kermesse, persino ricorrendo in tutta fretta al Fondo di Riserva, e si dice dal sicuro rinnovo del ‘contrattone’ (legittimo, per carità!) da sovrintendente del Foglietti allo stesso patron del Magna Graecia. A conti fatti, quindi, per sorridere un po’, si può constatare che l’unica a mancare sia forse stata l’attenzione alla salute quotidiana del patron. Ma per il resto, c’è stato tutto e pure di più.
Perché è venuta meno la… grancassa
Non sappiamo e anzi non crediamo che i nostri articoli (per così dire rafforzati da un’altra testata libera, non sponsorizzata dall’Mgff, come Iacchitè) abbiano determinato una presa di coscienza nell’opinione pubblica di certi fatti incontrovertibili, anche corroborati da precise domande inevase e carte alla mano (ri)producibili in qualunque momento. Sarebbe una convinzione insopportabilmente autoreferenziale, in particolare per chi offre un prodotto ‘sincero e onesto’ ma giocoforza di nicchia. Resta il fatto, tuttavia, che si inizia a riflettere su un aspetto: una manifestazione con la chiara mission di promuovere positivamente l’immagine di Catanzaro, nel mondo nientemeno, è ad oggi avversata da tantissimi cittadini sui social. Ne abbiamo contezza e riscontri, rappresentata da centinaia di messaggi ogni volta che se ne parla. Strano! Sì, qualcuno prova a dire che il catanzarese è criticone e disfattista. Sarà pur vero. Ma qui sembra quasi che l’Mgff (peraltro a suo tempo congedato da Soverato e addirittura dalla località d’origine del suo patron, Montepaone) debba tenersi a tutti i costi nel capoluogo. Un po’ come andare in chiesa a dispetto dei Santi.
La ‘fortunata’ formula di un evento incastrato in un sistema che si autoalimenta
Se c’è una cosa in cui l’ideatore dell’Mgff è formidabile (vedremo a breve come invece in altro abbia lasciato parecchio a desiderare) è fare soldi. Privati o pubblici, che siano. Nulla di male, ci mancherebbe. Anzi. Resta tuttavia il fatto che una regione e una città, in particolare, le quali insieme sborsano centinaia di migliaia di euro come fossero un gigantesco bancomat per un appuntamento di natura esclusivamente privata, e quindi a vantaggio di un singolo, dovrebbero ricevere risposte assai convincenti su tutto con dati a prova di bomba. Mentre la Calabria e Catanzaro si ritrovano ad assistere, pagandola con i soldi ricavati dalle tasse, a una rassegna frequentata da relativamente poca gente, che per giunta diventa pochissima per la maggior parte dei 9 giorni totali di durata. Ed ancora caratterizzata da appena una manciata di film in concorso e di cui si parla, oltre la Galleria del Sansinato, unicamente per una decina di giorni all’anno. Senza contare come il premio assegnato, nel mondo del cinema, neanche sia in… gara con quelli di realtà top quali Venezia o Taormina così come i David e i Nastri, da cui si trova logicamente a distanza siderale, e appaia oltretutto anche parecchio in… controluce rispetto ai riconoscimenti assegnati dai Festival di Roma, Torino, Milano, Ischia, Giffoni, Umbria, Pesaro e così via scendendo per li rami. Ma il punto è sempre uno: qual è il ritorno, concreto ed effettivo, sui Tre Colli? Non è che per caso, come sospettano i pochi oltre a noi impegnati a fare informazione libera e dunque non a… pagamento per poi redigere pubbliredazionali mascherati da normali resoconti giornalistici, ci si trova banalmente di fronte a un sistema immarcescibile e straordinario nell’autoalimentarsi a beneficio di pochissimi.
Gli unici meriti dell’Mgff e del suo patron, che vediamo noi, sempre in attesa di essere smentiti
Abbiamo già scritto che il ‘padre-padrone’ dell’Mgff è un signore dagli studi non particolarmente approfonditi (ma sono fatti suoi, come ovvio!), il quale prima di trovare l’Uovo di Colombo (o la gallina dalle uova d’oro, fate voi!) aveva tentato, senza troppo successo per la verità, le strade della recitazione, dell’aiuto-regia e della ‘presentazione’ in tv. Poi, però, ecco una lampadina che si accende. Geniale. Accade nei primi anni Duemila con quella che più di una Festa del Cinema, appare una raffinata sagra di paese. Che non trova sede stabile tra Soverato e Montepaone. Ma, va detto, con un presentatore del calibro dell’indimenticato Daniele Piombi il quale, intervistato sul Festival, dopo aver condotto la prima edizione, con inoltre il contrattempo delle valigie perse all’aeroporto, comincia a “bussare a denari” per conto dell’organizzazione. In particolare rivolgendosi alle Istituzioni locali. “Questa è un terra meravigliosa”, dice. “C’è gente in gamba e poi il mare, il sole, il formaggio e la soppressata (salume iconico del posto, ndr). Però per la soppressata i big non si scomodano di certo e nemmeno determinate idee si realizzano. Perché ci vogliono i soldi per sostenere i progetti”. Amen. Di lì a breve, ne arriveranno a… fiumi. E arriverà pure la disponibilità di una Catanzaro in cui il Nostro Patron arriva con i chiari favori di una parte politica (di centrodestra), prima di legarsi inscindibilmente anche al pluri-sindaco Abramo. Solo che noi, nel complimentarci, alla luce del curriculum – diciamo così – precedente del Nostro chiediamo malignamente: “Se uno sistema in alberghi e ristoranti di lusso, grazie a leciti lauti contributi pubblici e risorse ottenute da sponsor vari, gente potente come star, politici, dirigenti televisivi di alto livello e inoltre li conduce per settimane in giro per una terra meravigliosa a bordo di suv e barche, non è che poi viene per caso facilitato nell’ottenere nomine e investiture? Magari anche a scapito di fior di professionisti mille volte più strutturati e bravi di lui?”. Chissà…
La chicca finale in risposta all’infervorata galoppina!
Sette giorni fa esatti siamo stati vittima, si fa per dire come ovvio, di un attacco social (in alcuni casi volgare e offensivo) da parte di uno sparuto gruppetto (4-5 persone fra cui addirittura un paio di parenti del diretto interessato) che parlavano di invidia e rancore da parte nostra nei confronti del magnifico patron dell’Mgff solo perché ponevano domande su di lui, facendo – udite udite – il mestiere di giornalisti. Di quelli non sponsorizzati, e quindi pagati, almeno! Accadeva sulla pagina Fb di Iacchitè, che aveva (ri)condiviso un nostro ‘vecchio’ articolo sulla kermesse e il suo ideatore. Eppure questi soggetti, nemmeno leggendo le date, blateravano di un nostro attacco a.. orologeria coinciso con l’avvio del Festival e di “boomerang”. Come se avremmo a breve dovuto pagare lo scotto per aver osato criticare il loro beniamino. Una fan soprattutto, però, pensava di calare l’asso contro di noi riferendo: “Perché non avete scritto tali cose quando stavate a mangiare e bere con lui (con cui abbiamo effettivamente collaborato in modo attivo nel biennio 2017-2018, secondo i nostri calcoli rimettendoci tuttavia ben mille euro dal compenso complessivo per l’onesto lavoro svolto, ndr)? Ed ancora: “Sarebbe meglio pensaste al vostro editore (probabilmente alludendo a una vicenda di sei anni fa, per cui il diretto interessato neppure è stato indagato dopo esser stato filmato in una festa durante la campagna elettorale per le Comunali 2017 insieme a un soggetto poi rimasto invischiato in una vicenda di mafia a seguito di un’operazione condotta dalla Procura di Catanzaro, ndr)”. Ebbene, a riguardo precisiamo che l’operatore economico in questione, si ribadisce nemmeno mai indagato, è adesso il nostro dichiarato sponsor unico. Ma vi è di più. Ed è forse legato al presumibile attaccamento al denaro del patron dell’Mgff che la signora dovrebbe sapere essersi fatto sponsorizzare a suon di quattrini nell’edizione 2019 dell’Mgff, ovvero quella di due anni successivi a quando avvenne l’episodio da lei indirettamente citato, proprio dal nostro “editore”. Se noi, come dice questa signora, ci dovremmo allora quasi vergognare per la nostra sponsorizzazione, anche il suo formidabile beniamino dovrebbe quantomeno fare altrettanto. Non trovate anche voi, cari amici lettori svincolati da simpatie… interessate.
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