C’è un’immagine che il gruppo Celia-Iemma proietta di sé all’esterno e poi c’è… la verità! Lontana anni luce. E la narrazione di Giusy Iemma della per lei dolorosissima (altroché) cacciata (di fatto) dalla presidenza del Partito Democratico (peraltro da noi da lungo tempo anticipata. Leggi qui: irriverentemente.com/?p=14865) ne costituisce la plastica dimostrazione. Perché, a differenza di quanto la diretta interessata sta dichiarando, ha tentato in ogni modo di tenersi la prestigiosa poltrona (e la connessa carica che peraltro rammentava al… mondo con la firma in calce a ogni nota stampa da lei diramata: millemila, circa). Tant’è vero che ci risulta come sarebbe ora entrata (usiamo il condizionale) da una “porticina di servizio” in assemblea regionale al posto della cognata Arianna Luppino. Una mossa obbligata per lei per non restare fuori da tutto nel partito. Così come fu obbligata la mossa della “doppia” candidatura, di Iemma sempre insieme alla citata parente acquisita, per Palazzo De Nobili nel 2022. Di sicuro non pianificata alla vigilia, ma imposta da una lista del Pd che faceva acqua da tutte le parti. 

Il Iemma-Celia style

Il Iemma-Celia style non cambia (mai)! Soprattutto nelle numerose sconfitte incassate negli ultimi anni (dalle Regionali ‘20 e ‘21 in poi) unite, per la verità, a due vittorie. Significative. Il riferimento è, come ovvio, alla sporadica e forse persino inattesa affermazione del centrosinistra alle Comunali ‘22 (di cui entrambi, ma assai più Iemma, hanno beneficiato) e, per un breve periodo, alla segreteria cittadina di Catanzaro (in capo a Fabio Celia) e alla presidenza calabrese del Pd (toccata a inizio ‘22 appunto a Iemma) terminata circa 48 ore orsono. Ma la parola d’ordine dell’inossidabile e ancora attuale sodalizio (non ingannino a riguardo le dimissioni dal partito di Celia, perché tutto tra loro è rimasto inalterato) è solo e sempre una: felicità. Ostentata e declinata in tutte le sue forme. Tutto bene Madama la Marchesa, il motto. Un metodo, molto astuto ma altrettanto facilmente… sgamabile per chi fa il nostro mestiere, utile per minimizzare le perdite politiche, tante e frequenti, e invece amplificare i “momenti sì”. Pochini ma significativi come detto (che non si possono e non si devono omettere). Tale maniera per mantenere inalterato il consenso, e persino la deferenza della gente, mostrando muscoli che salvo nuovi miracolosi eventi sono destinati a sgonfiarsi come un pneumatico forato, non pare però poter durare molto. 

“Simul stabunt simul cadent”

“Simul stabunt simul cadent, insieme staranno o insieme cadranno”, Celia e Iemma. Perché i guai (più personali anziché politici) del primo, stanno costando carissimo alla seconda. Ma che è pressoché impossibilitata a smarcarsi, dovendo tutto all’ingombrante amicone e avendo scarsissime possibilità di emergere (leggasi voti) senza di lui. Salvo l’inserimento in qualche lista, listino o listone, in un posto blindato per Roma. Ma va trovalo! Ragion per cui, per il resto, Iemma sa bene come: “No Celia no party”, con tanto di ritorno per lei all’anonimato politico, segreterie di partito a parte, del passato. Senza il “suo” prezioso Fabio si fa allora dura per Giusy. E inoltre…, parafrasando Luciano Ligabue, “il peggio potrebbe ancora venire!”. Perché un Celia di fatto emarginato dalla sinistra e spinto così nelle braccia della destra (di questo parleremo in chiusura di pezzo) dalla “linea della fermezza” nel… cacciarlo della coraggiosa e adamantina dirigente nazionale Jasmine Cristallo nei Democrat e la disaffezione dell’assai più opportunista (“fu beneficiato” da Fabio) sindaco Nicola Fiorita (suoi nemici giurati forse insieme a noi, da cui non riceve sconti malgrado la vecchia biennale collaborazione: 2019-2020 più sei mesi nel 2023), costa a Iemma un prezzo salatissimo. Un indebolimento generale di proporzioni potenzialmente devastanti.

Stretta e tortuosa la via per restare a galla con una sola concreta chance

La fronda anti-Iemma nel Pd inizia a uscire allo scoperto, manifestandosi. Non solo, come forse avrete letto nel link da noi inserito sopra, a guida Cristallo. Ma anche di un ex big con il dente avvelenato, che a Iemma (e, per interposta persona, a Celia) pare seriamente intenzionato a far pagare pesante dazio. Vecchie ruggini! E i gravi rilievi sul Piano strutturale comunale (Psc), presentato in pompa magna dalla vicesindaco del capoluogo alla vigilia dell’Immacolata 2023, ma oggi fortemente contestato se non addirittura rinnegato dal Pd catanzarese stesso, stanno lì a dimostrarlo. La realtà dei fatti, quindi, è che il fuoco concentrico (un attacco strisciante, ma ormai organico) nel partito su Celia e Iemma può essere dai due rintuzzato con successo in un unico modo: vittoria dei Dem alle Regionali ‘26. Affermazione a cui parteciperebbe (e in qualche modo contribuirebbe) una vicesindaco appoggiata alle elezioni in maniera determinante da un Celia non candidato (di certo non dalla sinistra, da cui è stato in passato già più volte scartato nella corsa a un posto nell’assise di Palazzo Campanella, figuriamoci ora), divenendo Iemma consigliere regionale o in caso di traguardo mancato assessore o capo di una società in house dell’ente. Alternativa a questo? Nessuna! O una… ridotta, tipo un posto all’opposizione al De Nobili. 

Celia a destra. E con accanto Iemma: 3% di possibilità

Il 3% è una boutade da noi tirata fuori per le possibilità di vedere il gruppo Celia-Iemma (ri)unito a destra. Ma avremmo potuto scrivere pure 2 o persino 1 in termini percentuali. Perché se è vero, com’è vero, che una destra storicamente di… bocca buona imbarcherebbe il “chiacchierato” Celia senza colpo ferire. Voleva del resto già farlo a metà 2019 l’allora plenipotenziario locale forzista Mimmo Tallini (ne siamo testimoni diretti) a inizio dell’allora campagna elettorale per le Regionali 2020. A  maggior ragione, dunque, se lo prenderebbero adesso, anche con Iemma. Ma va intanto detto che alle Regionali chiunque sia stimato sopra i 5mila voti ipotetici, se nuovo di un’area o un partito, viene messo all’angolo. Senza se e senza ma. Si tende, cioè, a non candidarlo. Considerato come nessuno dei contendenti in lizza, gli uscenti o i veterani su tutti, per una simile postazione (uno dei migliori posti al sole del panorama politico italiano) pensi di portarsi in casa chi lo può far restare a casa. E dunque di offrirgli su un vassoio d’argento uno dei pochi posti a disposizione per P. Campanella. E poi, seppur caduta la maschera di Celia in versione dell’Unto del Signore, assai difficilmente “tradirebbe” la sinistra per motivi familiari e ideologici seri. E ancora più difficilmente lo seguirebbe Iemma. Che però, essendo in politica quasi totalmente dipendente da Celia, si trova davvero in brutte acque. Ergo… !

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *