Quale può essere il futuro di un Paese e, in particolare, di una regione socio-economicamente depressa come la Calabria, se un’udienza civile inerente a una causa di lavoro viene fissata a 2 anni esatti dalla sua instaurazione. Sì, perché ci si riferisce a un’istanza del 28 febbraio 2025 che se tutto andrà bene (si fa per dire) entrerà per la prima volta in un’aula di Giustizia il 15 sempre del mese di febbraio ma del 2027. E solo per la prima udienza, lo si ribadisce, non certo per andare a… decisione. Fatto tutt’altro nuovo, però. Anzi, addirittura consolidata “non-notizia” per gli operatori del diritto.

Ma che ancora sorprendono, e indignano, i Comuni cittadini. Che forse ricevono un messaggio indiretto, nascosto, ma chiaro: in Italia è forse meglio e più conveniente non osservare le leggi. Perché, intanto non si adempie ai propri doveri. E poi si confida in una paradossale protezione dello Stato. Distratto e assente nella migliore delle ipotesi. Se non persino, di fatto, connivente con malfattori e e farabutti veri. A cui concede di tutto e di più. Altro che garantismo, quindi. Qui, semmai, bisogna parlare di bengodi. Tanto in ambito penale quanto in quello civile. In cui truffe e frodi sono quasi impossibili da appurare prima e, se miracolosamente accertate in Giudizio, difficilissime da punire.

Salvo, appunto, casi eccezionali, che invece dovrebbe costituire la regola. Meno ancora, infine, si riesce a far ottenere il giusto ristoro alla vittima. Dato inaccettabile che ancor prima di denegare Giustizia al singolo cittadino, fatto già di per sé gravissimo, determina un circolo vizioso. Una crisi di sistema, che ad esempio rende del tutto non conveniente alle aziende sane e oneste investire (e quindi dare occupazione) in un territorio. Che diventa invece molto appetito, e appetibile, per imprese intenzionate sin dalla partenza a violare la legge.

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