Più che un partito, il Pd di Catanzaro assomiglia tanto a uno di quei disaster movie hollywoodiani di serie B, tipo tornado a Los Angeles o terremoto a New York. Città dove uno si attenderebbe ben altro, anche in termini di disastri naturali appunto. Ma “(g)nente!”. Perché anche nel Pd locale, come in quelle immaginarie La e Ny, disintegrate dalle catastrofi sul grande schermo, c’è un senso di impotenza, mista a ineluttabilità, con un paio di capetti di provincia (alcuni dei quali adesso famelicamente interessati alle liste per le Politiche di fine ‘27) che comandano su tutti e decidono su tutto. Mentre la pletora degli… altri (iscritti e simpatizzanti) segue la… corrente, forse a caccia del favorino di turno. Finché la barca va, insomma… . Solo che qui, eccetto che per gli interessi politici dei pochissimi campioni delle preferenze e loro aventi causa a cui si è appena fatto riferimento, la barca non va. Anzi, semmai è ferma a riva. E hanno probabilmente provato a dirlo con gli esempi, dopo aver finito le parole, due Signori, con la S maiuscola, della Politica.

Due Signori della Politica hanno sbattuto la porta

A sbattere la porta nel Pd locale è stato in primis l’ormai ex segretario cittadino del capoluogo Antonio Calogero, dimessosi la prima volta già a inizio primavera ‘25 e andatosene, stavolta definitivamente, il 7 ottobre all’indomani della sciagura alle Regionali. E poi, poche ore fa (leggi qui: https://irriverentemente.com/?p=23161), l’ormai ex presidente dell’assemblea provinciale Rosario Bressi (peraltro appena eletto al vertice del Forum Terzo Settore Calabria). Due grosse perdite, in termini umani quantomeno, difficili da compensare. Ma cosa aspetta allora la leader Elly Schlein a commissariare il partito di Catanzaro? Oltretutto essendo alla vigilia delle recenti Regionali saltato il ticket tra la potente coppia formata dal neo(ri)confermato consigliere regionale Ernesto Alecci e dalla dirigente nazionale Jasmine e la componente lametina vicina alla già aspirante governative Democrat Amalia Bruni che ha determinato l’elezione del segretario provinciale Gregorio Gallello (voluto da Alecci-Cristallo) e della vice Lidia Vescio (espressione dell’entourage Bruni). Ennesimo segnale di come sarebbe necessario azzerare tutto, anche se verosimilmente non accadrà alcunché.

Ecco la domanda, retorica, in questo… sciagurato Pd Catanzaro

Ecco la prima domanda, retorica, che vi poniamo, cari amici lettori. Potevano (re)stare due campioni di coerenza, uomini tutti d’un pezzo, quali Bressi e Calogero in un partito da tempo ridotto a barzelletta, anche per i numeri che fa registrare nelle urne escluse poche “vedette del consenso”, in cui ad esempio si tutela a spada tratta da ogni critica un sindaco come Nicola Fiorita (oltretutto pensando al fatto che è al governo cittadino con la destra: dalla Lega a Fdi, passando per Fi, e con i suoi amici Filippo Mancuso, Wanda Ferro e Marco Polimeni per mandato di Roberto Occhiuto)? Potevano cioè ancora (re)stare in un partito con una Schlein che si fa irretire da Fiorita stesso senza informarsi, magari chiedendo alla fidatissima Cristallo, chi sia davvero e cosa rappresenti, politicamente parlando, tale sindaco? E potevano infine rimanere in un partito in cui si subiscono i diktat di un asse di ferro formato dalla vicesindaco e pluriassessore Giusy Iemma e dal consigliere comunale Fabio Celia, addirittura uscito dal gruppo Dem di Palazzo De Nobili per transitare al Misto (e alla base di pressoché tutti i successi elettorali e della formidabile ascesa politica di Iemma, ma solo al Comune e nel Pd però, considerate invece le altre cocenti sconfitte in serie al voto nel ‘21, ‘22 e poco più di 2 settimane fa)?

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