Riceviamo e pubblichiamo
Disubbidire, rompere i freni della normalità ma farlo lusingando il proprio corpo impacciato, la grazia forzata dei propri gesti, delle proprie parole, del suono, del colore. Di questo in pratica parla questo libro.
Daniela Rabia, assumendo il corpo e la mente d’un disabile, per farsi largo in questo mondo ostacolato e spericolato e tutto in salita, si lascia trasportare dal treno; sceglie il viaggio più lento e meditabondo. In un mondo frenetico Daniela Rabia sceglie la lentezza sonnolenta e curiosa del treno.
La scrittura è un fraseggio. Le rotaie il suo spartito. Su questo treno La Rabia si fa accompagnare dai suoi scrittori preferiti; a volte autori metabolici, edipici, certamente indispensabili compagni di introspezione; figure simboliche, epigrafiche; per ogni frammento una citazione, per ogni paesaggio scorto dal finestrino una pagina che racconta. La scrittura che descrive.
Tutti viaggiano con lei sul tratto di una strada infinita: poeti, filosofi che illuminano le meraviglie che solo la letteratura può contenere in una sola verità: l’esistenza e la sua fragilità.
Il libro della Rabia affronta un mondo complesso che mai andrebbe barattato o svenduto con la retorica pietista del commovente scorretto .
Il mondo della diversità e della disabilità spesso, nella nostra società spietata e intollerante è il mondo della sovversione.
Lo sappiamo: la normalità per uno scrittore è molliccia, senza gusto, senza nessuna fecondità artistica e filosofica. Di questa e, in questa, ovvietà diffusa vive il presente del disabile.
Nella banalizzazione quotidiana della “difficoltà fisica” gioca molto la visione falsata che noi abbiamo del diverso.
Daniela Rabia nel suo romanzo Tracce del futuro, col rischio della reiterazione giornalistica, pone lo sguardo nella realtà del disabile non senza azzardi linguistici e sociologici.
Certo il viaggio che compie sul treno in cerca di novità interpretative è un bel viaggio. L’azzardo letterario riesce sempre, nel pur complicatissimo argomento, a semplificarne la trama, il racconto.
Sicuramente Il nucleo più convincente del romanzo resta quello di avere usato il frammento letterario e le citazioni in epigrafe dei molti scrittori che la Rabia incontra lungo il viaggio che la porta, non senza sofferenza, nel mondo della “diversità”.
Il diverso non ha luogo. Non ha presente. Non ha dimora.
Il diverso può essere la persona che ci sta accanto ma anche quella che riusciamo a non percepire nella folla numerosa che riempie le nostre coscienze disumanizzate.
Il treno, in sostanza, non porta da nessuna parte. Il treno è la metafora per un mondo di accettazione anche se tutti i giorni la società respinge, non accoglie, non offre possibilità anzi complica i risultati.
Molti degli scrittori e dei poeti che la Rabia porta con sé nel suo viaggio ci ammonisco, ci implorano; ci invitano a una visione del mondo più umana, più solidale.
Non sempre, purtroppo, il viaggio del diverso approda su isole sicure.
Quasi sempre il viaggio (in questo caso le rotaie su cui viaggia un treno affollato da scrittori e da libri famosi) riesce a condurci fuori dal nostro mondo confuso, a svegliarci dal profondo sonno della ragione.