Originario di Loreto, anche se non nato lì, come il talentuoso Daniele Tombolini, asso del fischietto in particolare tra fine anni ‘90 e inizio Duemila, Marco Monaldi dirigerà tra circa 15 ore Catanzaro-Mantova. Iscritto alla sezione di Macerata, mentre Tombolini scelse a suo tempo la più vicina Ancona, Monaldi è più famoso fuori che dentro il campo. Il motivo? Ha sposato un ex arbitro famoso (anche lei però molto più fuori dal campo). Si tratta del volto noto di Mediaset Elena Tambini, giornalista comasca di Tgcom 24, già impegnata in Pressing ai tempi della conduzione di Pierluigi Pardo. Insieme, Marco ed Elena, sono genitori di Aurora e Arianna. E la Tambini prima di trasformare il proprio profilo Facebook in pagina era addirittura nella nostra cerchia di amici social virtuali fra gli elementi di spicco dell’Aia come ad esempio ancora adesso Katia Senesi e quelli del gruppo… Essere Arbitri.
Monaldi, un portafortuna per le Aquile ma tutt’altro che un asso
Monaldi si può considerare una sorta di portafortuna per i giallorossi. Che con lui prima in terza serie e poi in B non hanno perso. Mai. Al contrario vincendo peraltro l’acceso derby con il Crotone e pareggiando quello con la Vibonese in C. Mentre nella categoria superiore, spuntandola ancora una volta la scorsa stagione contro la Feralpisalò. Il buon Marco, tuttavia, ha già 37 anni da agosto scorso. All’Olimpo della Can è asceso tardi. A 36. E da allora non ha visto la A. Nemmeno con il binocolo, venendo designato appena 19 volte (20 con oggi) in B. Tanto per lui, forse troppo per entrare nel gotha dei super Ddg, il lustro passato in Can C. Un quinquennio che, anche se ricco di soddisfazioni, lo ha obbligato a bruciare le tappe. Ma lui, a differenza del citato Tombolini oltre 30 anni orsono protagonista di un Matera-Catanzaro nel girone C di C2 con due rigori contro fischiato ai giallorossi. Di Porto Recanati, ma espressione tecnica della nobile sezione di Macerata. Di cui si ricordano fra gli altri il dietro all’inarrivabile Concetto Lo Bello (328)arbiiconico arbitro e poi ancor più grande dirigente Maurizio Mattei; Oberdan Pantana che ricordiamo in un Catanzaro-Arezzo di quasi 19 anni fa (sempre in B) con il generoso penalty del definitivo 1 – 1 assegnato ai giallorossi al 96′ che mandò su tutte le furie mister Pasquale Marino allora squalificato e vicino a noi in Tribuna Stampa, e infine Juan Luca Sacchi.
Ma perché gli arbitri di Macerata portano fortuna alle Aquile? Lo dicono i numeri
Da Pantana a metà anni Duemila a Monaldi circa 10 mesi fa, se l’arbitro è di Macerata il Catanzaro di solito vince o quantomeno non perde. A prescindere dalla categoria. Questo dicono i numeri. Consolidati, ormai. Soprattutto nei derby. Come, ad esempio, nel 2-0 di poco più di un anno fa nell’incontro tra corregionali calabresi contro il Cosenza. O ai tempi della C contro il Crotone, appunto con Monaldi in campo. E così nel match d’andata di B, tra Aquile e Lupi, diretto a dicembre scorso invece da Sacchi. Macerata, quindi, è una sezione portafortuna per le Aquile. Quella del compianto fuoriclasse dei direttori di gara Cesare Jonni, fino al 2020 secondo nella classifica di tutti i tempi per gare dirette in A (261) e di un altro indimenticato gigante, soprattutto nelle vesti di dirigente, come il nativo di Treia Maurizio Mattei. Che, portato via dal Covid nel ’21, nelle sue 125 presenze in massima serie e 113 di B l’Uesse 1929 l’ha incrociata molte volte sul terreno di gioco. Ma anche dietro a una scrivania. Nel senso che ne ha poi designato gli ufficiali di gara delle partite da presidente di Commissione per i match sotto l’egida della Can C dal ’99 al 2004.