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Riceviamo e pubblichiamo

Venerdì scorso, in Prefettura, è stato presentato un nuovo protocollo sulla legalità alla presenza del prefetto, del sottosegretario all’Interno, del questore, dei comandanti delle forze dell’ordine, della commissaria straordinaria antiracket e antiusura, del procuratore di Catanzaro, del presidente della Regione, dei rappresentanti delle categorie produttive, dell’Anc, Abi, dei sindacati e dei sindaci del territorio.

Un incontro istituzionalmente rilevante, ma ancora una volta segnato dall’assenza più significativa: gli imprenditori che hanno denunciato, coloro che la legalità la difendono (leggi qui: https://irriverentemente.com/catanzaro-la-tazzina-contrariata-con-prefettura-come-forum-terzo-settore-con-comune-ad-azienda-madrina-associazione-niente-fondi-antiracket-il-messaggio-e-chiaro-siamo-indignati-per-mancati/ e qui: https://irriverentemente.com/catanzaro-dopo-iniziativa-la-tazzina-derro-in-zona-sud-citta-ma-sodalizio-avverte-vigileremo-che-non-sia-solita-inutile-passerella/

concretamente a rischio della propria vita e della propria stabilità economica.
Parliamo di persone come Tiberio Bentivoglio, Matteo Tubertini, Cd della Caffè Cuglielmo, Bruno Bonfà, Raffaele Fazio, e tanti altri che da anni affrontano questa battaglia spesso in totale solitudine.

La verità è semplice: non servono nuovi protocolli, ma misure operative e immediate.

La situazione attuale di chi denuncia parla chiaro: ristori che non arrivano; revoche improvvise dei fidi bancari; rescissioni delle polizze assicurative; cartelle esattoriali che colpiscono chi già è in difficoltà; fermi amministrativi ai mezzi di lavoro; perfino lettere di messa in mora da parte degli enti pubblici. Non stupisce che molti imprenditori si pongano la domanda più amara:
“Perché ho denunciato, se poi lo Stato non mi tutela?”

Lo ha espresso con forza Bentivoglio:
“Alziamo la voce democraticamente e portiamo questi politici sul fatto compiuto. Chiediamo un confronto diretto. Io ho denunciato prima e dopo il tentato omicidio; oggi stanno facendo di tutto per togliermi la scorta mentre le ipoteche sulla mia casa aumentano a dismisura, perché il loro intento è vendere la mia casa.

Ricordo a me stesso che, non avendo potuto pagare i contributi e versare l’Iva, mi hanno tolto il Durc: così ho perso il 40% del fatturato, non potendo più emettere fatture agli enti pubblici, soprattutto alle Asl con cui lavoravo benissimo. E ancora parlano di vicinanza agli imprenditori che denunciano.”

Alla stessa rabbia silenziosa dà voce Raffaele Fazio, che da anni vive una situazione di totale abbandono istituzionale:
“Sono anni che attendo risposte dallo Stato, che nel mio caso non c’è mai stato, abbandonandomi dopo le mie denunce.”

A questo quadro già grave si aggiunge il caso di Tubertini, al quale la Prefettura di Catanzaro ha negato l’accesso al fondo antiracket con la seguente motivazione, riportata testualmente:

“… l’assenza dell’intimidazione ambientale, la inusuale modalità di danneggiamento che non garantisce la traiettoria e gli effetti e mai utilizzata negli episodi di intimidazione avvenuti su quel territorio a danno di altre aziende”.

Una decisione che ha generato sconcerto e ulteriore sfiducia.

In questo contesto, la distanza tra iniziative istituzionali e condizioni reali degli imprenditori è ormai evidente. La conseguenza più grave è sotto gli occhi di tutti: la progressiva diminuzione delle denunce, sintomo del venir meno della fiducia nelle istituzioni.

Se si vuole davvero invertire questa rotta, serve una scelta chiara: ascoltare e coinvolgere chi ha pagato il prezzo più alto, mettendo fine all’esclusione sistematica dei testimoni diretti della legalità.

Per questo chiediamo un confronto pubblico, immediato, trasparente e aperto a tutti i livelli istituzionali coinvolti, per definire insieme azioni concrete, verificabili e attuabili in tempi certi.

Continueremo a pretenderlo con determinazione, rispetto e responsabilità. Sempre.

Sergio Gaglianese, Piera Aiello, Matteo Tubertini, Fabrizio Bentivoglio, Giovanni Primerano, Raffaele Fazio, Bruno Bonfà, Antonio Ranieri, Nicola Catanese e Domenico Scordino

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