Il patto politico, e a questo punto personale, tra Filippo Mancuso e Nicola Fiorita si rinsalda sempre più. E potrebbe sfociare nella madre di tutti gli accorduni. Trasversali, “obliqui” oppure bipartisan, a seconda di come preferiate etichettarli. Ma sempre nascosti, e sottobanco, per assecondare l’interesse (diciamo così politico, in verità strategico) di entrambi. Piano, però. Perché di acqua sotto i ponti ancora ne passerà, e tanta, trattandosi dell’intesa per chi sarà il prossimo sindaco di Catanzaro. Che gli opposti schieramenti in campo, facendo caso alla tempistica di 4 anni fa ovvero all’epoca in vista delle Comunali di metà giugno 2022, dovrebbero designare proprio tra 12 mesi esatti o poco più. Vale a dire a cavallo delle festività natalizie del 2026. Quando si capirà chi davvero sarà in lizza e con quale aggregazione. Ma il punto è proprio questo. Ed è relativo, soprattutto, a un centrodestra locale attualmente molto diviso e lacerato. Al di là delle dichiarazioni, e dei baci e abbracci come quelli della… vecchia marca trendy, di prammatica.

La guerra sotterranea nel centrodestra cittadino

Nel centrodestra cittadino c’è una guerra sotterranea. Basti pensare, per quel che ci interessa qui, al fastidio di Forza Italia per una Lega (leggasi sempre per un Mancuso), che gli ha imposto a settembre ’24 prima, e ancor di più a gennaio e febbraio scorsi successivamente, la salvezza di Nick. Senza contare che, a prescindere dal salvataggio di quest’ultimo alla guida di Palazzo De Nobili, non sarebbero “rose e fiori” (neppure) tra Mancuso e il plenipotenziario meloniano in Calabria e sottosegretario al Viminale Wanda Ferro. Ecco allora che, un Filippo senza garanzie di vincere con certezza la competizione per succedere al suo grande amico al De Nobili, resterebbe serenamente dov’è adesso. Alla vicepresidenza della Regione, cioè. Ma non di sicuro deludendo il “capitano” Matteo Salvini con uno “strappo” clamoroso, e pubblico, nel centrodestra catanzarese. Bensì, più sottilmente. Nella sostanza (ri)favorendo la vittoria del fido Nick e seguitando a esercitare un’Opa sul Comune. Parola di una per noi affidabilissima gola profonda della ristretta cerchia fioritiana. La stessa, per intenderci, che in passato ci riferì dei dissapori tra sindaco e assessore Donatella Monteverdi. Frizioni addirittura arrivate al punto di far dimettere la prof della Giunta, poi trattenuta a ogni costo da un sindaco-collega (come noto, tanto in politica quanto nelle aule universitarie) che rompendo con lei avrebbe perso la faccia in Cambiavento e non solo.

Fiorita intanto…. incassa la benevolenza di parte della destra, ma restando in “vigile attesa”

Sempre lo stesso scaltro Fiorita però, per dirla alla catanzarese, “frigge il pesce, pensando alla gatta”. Che potrebbe papparselo tutto, il pesce, mentre Nick si… distrae un attimo facendolo restare a bocca asciutta. Ed è il motivo per cui Fiorita continua, quindi, la spasmodica ricerca di una candidatura blindata in Parlamento. In primis con Avs o, in subordine, con Pd e persino, ma nell’ultimo caso siamo quasi ai limiti della fantapolitica, con i Cinquestelle. Del resto è uno che fa di tutto per accontentare i potenti e quanti gli sono (o gli possano essere) utili: dalla leader Elly Schlein fino, scendendo per li rami, all’influente imprenditore cittadino. Così come, altrettanto implacabilmente e cinicamente, lascia in balia delle onde chi non gli serve (o non gli serve più). Figuriamoci però se non… omaggia i maggiorenti della destra locale, Mancuso in testa.

Che peraltro lo hanno già ripagato, per la sua amicizia e per certi versi fedeltà, non soltanto con la salvezza del posto in Comune (come premesso), quanto anche con la recente (pesante) nomina alla presidenza dell’Arrical. Finora sempre andata a un… pasdaran di chi stava al vertice del governo regionale in un determinato momento, sia a destra che a sinistra. Mentre adesso… taaac, il sorpresone con il premio al fido “compagno(?)” Nick (del tutto inatteso.

Soprattutto, a Catanzaro, per certi ex acerrimi nemici giurati del governatore in carica Roberto Occhiuto, quali ad esempio lo smemorato ultrà fioritiano Vincenzo Capellupo. Che da un mese e mezzo a questa parte fatica a ricordare chi diavolo fosse questo Occhiuto, dopo averlo invece definito per mesi una sorta di Attila per il capoluogo. Vedete allora, cari amici lettori, “cosa – non – si fa per campà, in politica”. Vero Vinny? Leggi qui: https://irriverentemente.com/catanzaro-nella-37-foto-senza-testo-della-settimana-fiorita-nominato-ha-subito-accettato-non-sia-mai-presidente-arrical-da-occhiuto-ma-chi-lo-dice-ora-a-capellupo-e-chi-cattivo-roberto-ucc/).

Ma Mancuso che fa? Ecco…

Comunque sia, come nel Gioco dell’Oca, torniamo alla “casella iniziale” del nostro pezzo. Ancora al mazziere di questo… tavolo verde chiamato Catanzaro, cioè. E quindi, inevitabilmente, a Mancuso. Che, come detto, senza la matematica certezza di fare il sindaco, non si esporrà a figuracce di sorta. Ma, al contrario, punterà di nuovo le sue fiches su Nick, oltretutto ripetendosi rispetto a quanto fatto anche nel ballottaggio del 2022.

Nella cui occasione, incassata la vittoria al primo turno con le liste del “gruppo” Rinascita (una “strana” compagine multipolare, di cui lo stesso Filippo era uno degli ispiratori o quantomeno uno degli azionisti di riferimento) optò per l’inconfessabile ciaone al “suo” aspirante sindaco Valerio Donato (poco incline al compromesso) ingloriosamente giubilato proprio in favore di un numericamente assai più debole, e quindi addomesticabile, Fiorita. Che pur di fare il sindaco, al pari dell’ottimo padre Franco, avrebbe forse sacrificato un braccio. E che, comunque la si pensi, ha amministrato la città (e continua a farlo) con almeno 7-8 mancusiani doc in… missione pro Nick nella (finalmente ritrovata) Aula Rossa.

Dato certo, e incontrovertibile, anche per i Kommunisti, o sedicenti tali, della Curva fioritiana. Quelli cioè impegnati a impreversare sui social in servizio effettivo e permanente da mattina a sera, ancorché però sempre in numero più esiguo, senza pudore e negando persino l’evidenza. Forse a caccia di qualche sistemazione per un… figlio un po’ scemo o un altro congiunto analogamente disastrato. Vai a sapere!

A voi un po’ di futuri papabili sindaci di destra, diversi da Mancuso, alla bisogna sacrificabili

Al di là di quanto fin qui detto, resta il fatto (strasicuro) che il buon Filippo, nel caso di una marcia indietro personale in fatto di aspirazioni da sindaco, non potrà certo svelare i propri piani. Al contrario proponendo proprio lui qualcuno come papabile primo cittadino o comunque facendo finta di sostenere a spada tratta uno gradito a Ferro & Co. Figura che, se questo ragionamento si facesse oggi, salterebbe probabilmente fuori da una rosa di nomi abbastanza ristretta. Comprendente il presidente di Confindustria regionale (con la diversa denominazione attuale) Aldo Ferrara, il segretario provinciale di Azione Roberto Guerriero e il Garante calabrese delle vittime di reato Antonio Lomonaco. Attenzione, però. Perché, stando così le cose, sarebbero sì candidati prestigiosi, ma consapevolmente o inconsapevolmente alla fine della fiera altrettanto… sacrificabili, alla bisogna, sul piano politico-elettorale. Fermo restando che ancora è presto, prestissimo anzi per la scelta. Non fosse altro che per un motivo, per dirla con Mark Twain (il quale in realtà mai lo disse), “se votare facesse qualche differenza, non ce lo lascerebbero certo fare”. A maggior ragione nella città socialmente più inciuciona, lecchina e… compromessa, d’Italia. Dove danno le carte poche persone, che non svelano di certo i loro piani segreti, ma si servono di una pletora di giocatori sotto la luce dei riflettori poi all’uopo lautamente ricompensati. 

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