Testo tratto dal profilo social “aperto” dell’ex assessore all’ambiente e comunque esponente del Pd, almeno fino a  diversa comunicazione anche su questo, Aldo Casalinuovo

Non voglio ammorbare il relax agostano, ma mi viene da fare qualche considerazione sulla città e sulla sua amministrazione. A distanza di due anni dall’insediamento del nuovo sindaco, direi che siamo in alto mare. Dal punto di vista politico, Fiorita ha distrutto il progetto che lo aveva portato all’elezione, frustrando ogni iniziale entusiasmo e mettendosi a capo di un ibrido mostruoso privo di senso e di identità politica. Alleatosi con Forza Italia (o un pezzo di essa, caso unico in Italia di un partito contemporaneamente al governo e all’opposizione), è voce comune che abbia perso ogni autonomia decisionale rimanendo sotto scacco di altri che con quell’iniziale progetto non avevano nulla a che fare. Gli alleati originari, tra cui il PD, si sono sciolti come neve al sole, e possono dirsi ormai da tempo “non pervenuti”.

Il Partito Democratico è incapace di darsi organismi dirigenziali cittadini ed è incapace di una sia pur elementare analisi politica, con una coordinatrice dimissionaria per ragioni di fatto oscure ma certamente collocabili nelle “malate” dinamiche interne e con un fuggi-fuggi esponenziale di militanti e simpatizzanti avviliti dall’insulso e mortificante tirare a campare, buono soltanto per mantenere le piccole rendite di posizione personali. Dal punto di vista amministrativo è notte fonda, con una città ferma al palo. I fondi per la rigenerazione urbana che consentirebbero una svolta nella fisionomia del centro storico con rilancio del tessuto sociale ed economico cittadino, rimangono chiusi in un cassetto. Si ricorderà la proposta di utilizzarli per un parcheggio sotterraneo tra piazza Grimaldi e piazza Prefettura, all’epoca illustrata da un tecnico di primaria importanza sul piano nazionale in materia (e avversata con risibili elucubrazioni su presunti cunicoli e gallerie sotterranee che si sarebbero dovuti tutelare quasi fossero patrimonio dell’umanità: si vede oggi quale grande ritorno ne abbia avuto la città da questa “salvaguardia” … del nulla!).

Niente di tutto ciò, ma niente neppure di altro. Non un progetto, non una proposta, non una iniziativa per utilizzare questi fondi e rivitalizzare il centro storico. Del porto non si parla più, mentre su via Carlo V da tempo giace una ruspa a ricordarci che forse un dì inizieranno i lavori. Dei cassonetti interrati – progetto portato a termine nell’anno esatto in cui ho avuto il piacere di servire la città come assessore all’ambiente – non si ha più traccia circa il loro utilizzo: giacciono lì, a distanza di quasi un anno dalla conclusione dei lavori, senza che si sia ancora provveduto a renderli operativi. Il trasporto pubblico com’era è rimasto; l’interlocuzione con l’università è pari allo zero; le periferie soffrono come e più di prima, tra mancanza d’acqua e senso di abbandono generalizzato; un bando fondamentale come quello per la raccolta dei rifiuti, viene clamorosamente mal formulato nel suo iter amministrativo, determinando (a questo punto, per fortuna!) il ritiro di una pratica che avrebbe portato al taglio – in tempi di severa crisi economica – di quasi trenta posti di lavoro, con prevedibile e drammatica difficoltà per le famiglie coinvolte. Mi fermo qua, per carità di patria e perché non voglio essere prolisso. Posso solo aggiungere che parlo per la delusione di ciò che poteva essere e non è stato, per tutti noi. E forse i versi crepuscolari di Gozzano, hanno qui, sulle mura cittadine, un profondo sapore di verità.

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