Premessa fondamentale. Il contenuto di questo articolo è, di fatto, un amplissimo stralcio di una mail… firmata di un nostro lettore rispetto a cui, però, noi di https://irriverentemente.com/ non prendiamo posizione, non avendo la possibilità di appurare il contenuto dei documenti ricevuti e la loro inerenza specifica al caso rappresentato. Che peraltro ricalca una simile iniziativa dei 5s di qualche anno fa.

Decidiamo tuttavia di dare spazio alla tesi del lettore in questione, pubblicandone le rimostranze. Ma, sia ben chiaro, con… la più ampia formula dubitativa a tutela dell’asserito (e presunto) soggetto in… difetto: la Regione Calabria, nella fattispecie. Ente scevro da qualsivoglia colpa fino a prova, definitiva, del contrario.

Resta inteso che, al di là del caso specifico e del comportamento tenuto dai responsabili regionali, è vero come sia in generale quasi impossibile lavorare in Calabria, soprattutto in certi ambiti, senza determinate coperture. E noi ne sappiamo molto a riguardo, senza che alcunché c’entri la Regione stessa.

Sono un giovane professionista calabrese con il desiderio – mai abbandonato – di lavorare e costruire un futuro nella mia terra.

Purtroppo, ogni tentativo si scontra con una realtà ben nota ma troppo spesso ignorata: le opportunità non vengono offerte a chi ha merito, ma a chi ha relazioni e appartenenze.

I fondi pubblici, che dovrebbero sostenere lo sviluppo, l’innovazione e il lavoro dei giovani, vengono a mio avviso distribuiti in modo non corretto.

È per questo che ho deciso di documentare pubblicamente ciò che (avrei, ndr) ho subito.

Quanto le inoltro oggi non è frutto di opinioni personali, ma di atti ufficiali e comunicazioni della Commissione Europea (ribadiamo i termini per noi doverosamente dubitativi di queste asserzioni del nostro lettore, ndr), che ha accolto un esposto e ha formalmente chiesto chiarimenti alla Regione sulla gestione dei fondi del PSR 2014–2022.

Questa settimana, durante il Comitato di Sorveglianza tenutosi a Tropea, i funzionari della Regione Calabria hanno dichiarato – come accade ormai abitualmente – che i fondi europei per l’Agricoltura sono stati spesi correttamente e che si è prossimi al 100% della spesa. Una narrazione trionfalistica che, tuttavia, non trova riscontro nei fatti.

La Commissione Europea ha chiarito che (sostiene sempre il lettore, ndr), in caso di conferma delle irregolarità, potrebbe essere avviata una procedura d’infrazione contro l’Italia, con richiesta di restituzione dei fondi erogati.

Sotto osservazione sarebbero, oltre ai beneficiari, pure i dirigenti regionali responsabili del PSR e i membri del CdA del GAL, che avrebbero autorizzato e ratificato le scelte (asseritamente, ndr) contestate.

Sempre la Commissione ha (avrebbe, ndr) riconosciuto formalmente le criticità sollevate e attivato i canali ufficiali di indagine, a livello europeo e nazionale.

Ma ad oggi, nessuna risposta dalla Regione Calabria. Nessun comunicato, nessuna smentita. Solo un silenzio assordante.

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