Hanno carrieroni, villoni, macchioni, famiglie perfette e sono gentiloni, simpaticoni, più che amici, amiconi. O meglio ancora: “amiconi degli amiconi”. Ma c’è il trucco. Come pure è… truccato quel: “Veni cca, ca na soluzione a trovamu”. Ecco, ce ne sono tante di persone così e situazioni così, a Catanzaro. Anzi, tantissime. Ed è una vera e propria piaga sociale. Perché è un po’ come le decine di ragazzi, orgoglio di mamma e papà, i quali da un quarto di secolo a questa parte, almeno, si laureano per diventare quello che una volta erano gli ottici, i ‘meccanici odontoiatri’, i fisioterapisti o anche in discipline più importanti, convinti di essere novelli Einstein. Quando invece, nella maggior parte dei casi, sono cazzoni patentati, appunto con… corredo di laurea e fiocco. Ma questa è un’altra storia, che forse un giorno racconteremo.

Intanto, c’è da dire del panico che si diffonderebbe in cima ai Tre Colli se tutti prendessero sul serio il monito gratteriano (leggi qui: irriverentemente.com/?p=11230) al neo-collega procuratore capo di Crotone Domenico Giarascio. Vale a dire: “Attento a maggiordomi e lacchè”. Due attività che, a Catanzaro, unitamente a quella di prestanome e utile idiota garantisce occupazione al 90% circa di persone. Tra loro: cortigiani, ruffiani, cornuti, ricattati, compromessi, peripatetiche e così via.

Varie umanità, insomma. Gente che, se messa davvero al bando anche se purtroppo mai accadrà, sarebbe costretta a emigrare rendendo quindi il povero capoluogo come la ‘città fantasma’ di Prypjat. E non per un’esplosione nucleare. Ma per un… botto di simile fragore.

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