Riceviamo e pubblichiamo (di Felice Foresta)
Qualche giorno fa, a Cosenza è stata conferita la cittadinanza onoraria al compianto professore Nuccio Ordine, una delle più illuminate e luminose personalità della cultura italiana.
Esattamente due anni fa, sommessamente, mi permettevo di di sollecitare alla sua memoria l’intestazione di una via a Catanzaro.
E lo facevo anche per Pino Guerriero, uno dei politici e amministratori di Catanzaro che più e meglio hanno amato è servito la propria città.
E anche per Gianfranco Riccelli musicista e cantautore di rango (pupillo di Francesco Guccini) che, dopo aver viaggiato tanto e pur essendo, come me, di Taverna, aveva deciso di consegnare il suo ultimo tratto a Catanzaro.
Ripropongo il mio post, rimasto inascoltato, non perché venga raccolto, ma per ribadire la mia gratitudine a tre persone che, ciascuno a modo suo e nel suo campo, hanno dimostrato una statura fuori dal comune.
“Credo che la Città di Catanzaro debba titolare loro una via.
A Pino Guerriero, uomo per bene, politico coerente, amministratore appassionato.
Ha fatto dello spirito di servizio il suo credo, e dell’umiltà la sua strada maestra.
Chiacchierare con lui era un altro modo per capire.
A Nuccio Ordine, un’eccellenza italiana, letteraria e accademica.
Non aveva apparentemente alcun legame con Catanzaro.
Invece, da docente universitario, ha formato tanti straordinari ragazzi catanzaresi che oggi insegnano nella nostra città e non solo.
Storico della letteratura e saggista, nel cenacolo dei più grandi contemporanei occupa il posto d’onore.
A Gianfranco Riccelli anche lui non era di Catanzaro.
Dopo aver girovagato per il mondo per lavoro, a Catanzaro ha deciso di ritirarsi. E purtroppo vi è morto.
Ha servito lo Stato e la Musica. E soprattutto la Calabria musicandola e facendo della sua lingua un ricamo e una ferita.
Erano tutti nella fascia di età racchiusa nel decennio dei 60 anni.
Quando ti senti ancora capace di dare tanto alla vita, forse, perché cominci a fare il saldo.
La donna con la falce in mano li ha presi con sé troppi giovani.
È giusto che una città come Catanzaro ne perpetui il ricordo.
Perché è nelle memorie che sta scritto il seguito delle nostre storie.”