Riceviamo e pubblichiamo

Città di Catanzaro alle prese con un gravissimo rischio. Mai corso, prima d’ora. Prima cioè che un gruppo familiare si legasse a un contesto massomafioso, costituendo inizialmente un sistema capace di infiltrarsi in modo “pulito” nel mondo della massoneria, della politica, della Chiesa, degli affari e persino del sociale. Quasi una P2 in salsa catanzarese, scritto con voluta eccessiva enfasi, anche per via dei tentacoli allungati sull’editoria, come ovvio. In cui agire attraverso il solito stra-collaudato meccanismo: l’impiego di gente che, pur svolgendo in apparenza professioni molto diverse, fa tutta lo stesso redditizio ma assai poco onorevole mestiere. Il prestanome. Una figura, nella fattispecie da considerarsi più una sorta di utile idiota senza alcun effettivo potere decisionale, ma che serve come il pane a chi deve coprire i propri loschi (sebbene lucrosissimi) affari. E allora ecco che ci si circonda di insospettabili incensurati, magari con una carriera già avviata o assai più spesso in fase di decollo.

I presidenti di importanti associazioni locali, bracci (destro e sinistro) del capocosca-capologgia

Quanto appena descritto è il caso di almeno un paio di presidenti, di associazioni locali importanti, non arrivati dove sono soltanto ora per la loro comprovata e ormai vecchia di anni appartenenza massonica, che certo li ha aiutati, bensì per essere bracci (destro e sinistro) del loro capocosca. Pardon capologgia, anche se con un figurante o trolley come alter ego e formalmente “più alto in grado”, di una loggia che ha subito addirittura qualche arresto di… iniziati in un’operazione antimafia parecchio tempo fa.

La priorità delle Regionali

Ma la priorità assoluta per quest’organizzazione è adesso l’imminente tornata elettorale: le Regionali. E l’organizzazione si sta muovendo al solito, cioè  spargendo il profumo delle brave persone aderenti alla sua parte pulita (ma pressoché tutte persone più o meno consapevoli di cosa ci sia davvero… sotto, seppure interessate a guadagnarci qualcosa in un modo o nell’altro). Una fragranza che deve coprire il puzzo nauseabondo dello sterco degli affari illeciti, che comprendono (al di là se vincano coalizione e partito di riferimento) anche l’elezione a ogni costo di uno/a (ennesimo) prestanome a Palazzo Campanella. Pena grossi guai in vista per il gruppo, che viaggia sempre sul filo del rasoio alle prese con il costante concreto rischio (persino in una Città del Peccato, dove tutto è concesso come Catanzaro) di un arresto per 416bis (associazione di tipo mafioso) e altri gravi reati connessi. Una roba che fa tremare le vene dei polsi anche a simili incalliti delinquenti.

I giornalisti di… mafia

La faccenda è assai delicata, allora. E spinge i promotori della consorteria ad avvalersi, come premesdso, anche e soprattutto di giornalisti, si fa per dire, sentinelle di Procure istruite come scimmiette ammaestrate in cambio di soldi e un briciolo di potere. I quali per queste loro esigenze hanno però appunto accettato l’inaccettabile. Che non vuol dire solo servire un padrone, quello ormai è il meno nel giornalismo contemporaneo.

Bensì servire nientemeno un padrone chiamato criminalità organizzata. Tant’è vero che ora, invece di occuparsi di tutta la ‘ndrangheta calabrese eccetto naturalmente quella di cui sono a libro paga con i soldi riciclati (di droga, armi, prostituzione e così via), hanno sviluppato un insolito interesse per la politica e le Regionali. Ma vi è di più: perché oltre a prendere indirettamente parte a questo disegno criminoso, scrivendo pezzi osceni (commissionati, se non persino dettati, dal vero “ignoto” padrone) e che lanciano messaggi quasi… subliminali ai loro lettori (poi elettori) a seconda di chi devono favorire o stroncare, sono in stretto collegamento con un organo di informazione non catanzarese che a sua volta asseconda i propri interessi. Ma nella fattispecie di natura esclusivamente politica e quindi non mafiosa.

Un vero e proprio ginepraio, dunque, in cui è molto difficile districarsi. E che è altrettanto difficile da scorgere o far emergere. Ma noi, come al solito da soli e con coraggio (scusate i complimenti a se stessi, sgradevoli però stavolta doverosi perché suffragati da constatazioni oggettive), continueremo a far piena luce, confidando nel decisivo intervento delle autorità preposte per liberare una volta per tutte la città da questa pesante cappa che la opprime. Più insopportabili dell’afa di questi giorni.

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