Riceviamo e pubblichiamo

“Con la prima edizione del festival “Sciò. Il teatro fuori”, a Catanzaro si è potuto scoprire dal vivo che un nuovo modo di vivere l’esperienza culturale è possibile, grazie alla voglia di osare e di sperimentare che sta incontrando la curiosità e la partecipazione del pubblico.

In particolare le performance della Medea per strada, che ha avuto come location insolita quella di un bus Amc, e delle carrozzelle che hanno percorso le vie del centro, riflettendo in maniera ironica sul tema della diversa abilità e delle barriere architettoniche, hanno permesso ai catanzaresi di scoprire forme innovative di fare teatro guardando, con occhi diversi, i luoghi che attraversiamo ogni giorno.

Così come altrettanto significativa è stata l’installazione Dear Laila, ospitata nelle gallerie del San Giovanni, che ha aperto uno spaccato intimo sulla drammatica storia di conflitti in medioriente.

E’ un’operazione riuscita il cui merito è della Fondazione Politeama, con il curatore Settimio Pisano, che con questa scommessa ha inteso non solo arricchire l’offerta culturale, creando un ponte tra Catanzaro e alcune delle più interessanti esperienze di teatro contemporaneo, ma anche generare nuove possibili connessioni con il tessuto associativo e la comunità.

Dietro “Sciò” c’è un messaggio forte che si connota anche di significati politici e sociali legati alla visione dell’amministrazione comunale: una cultura che non si chiude in un cerchio magico, ma che vuole unire e far riflettere, risvegliare le coscienze e generare nuovi stimoli.

Che sia un auspicio, ci auguriamo, anche per le future edizioni di un festival che può far parlare di Catanzaro come crocevia delle arti, in un mese di maggio che tra Nuvola, Gutenberg, Performing, sta mostrando tutte le grandi potenzialità che la nostra città è in grado di esprimere”.

Strumentalizzato Giangurgolo

La provocazione delle strisce blu ridipinte di bianco, a chiedere la gratuità dei parcheggi in via Buccarelli, portava una firma: Giangurgolo 2.0, con tanto di profilo raffigurante la classica maschera catanzarese. “Francamente, spiace che si sia scelto di prendere in prestito proprio lui – commenta Donatella Monteverdi, assessora alla Cultura –. Sappiamo bene che una delle caratteristiche di Giangurgolo era quella di usare le armi dell’ironia e della satira ma pensiamo che strumentalizzarlo oggi non sia una buona idea.

Tanto più che dopo il tenace lavoro di recupero della tradizione portato avanti da Enzo Colacino, formalmente riconosciuto come il nostro Giangurgolo© ufficiale, la maschera è uno dei nostri ambasciatori nel mondo ed è bene che rimanga simbolo della città tutta, senza che vi siano cloni piegati all’interesse di parte.

Ben vengano le proteste, per carità, magari meglio se non a spese dei cittadini, visto che materiali e operai per rifare le strisce blu costano – chiude Monteverdi – ma che i protestatari, cortesemente, si trovino un’altra firma e lascino Giangurgolo a rappresentare Catanzaro e la Calabria nei carnevali d’Italia e di oltre Oceano”.

Sportelli chiusi ugliese-Ciaccio

“A distanza di pochi giorni da una precedente denuncia pubblica, oggi ci risiamo. Gli sportelli per il ritiro dei referti del presidio ospedaliero Pugliese-Ciaccio – a dispetto dell’avviso affisso sulle vetrate – sono rimasti nuovamente chiusi durante l’orario di apertura al pubblico. Un fatto gravissimo che conferma, senza più alcun dubbio, lo stato di totale disorganizzazione e disinteresse verso i bisogni dei cittadini.

Non si tratta più di semplici disservizi, ma di un vero e proprio fallimento gestionale, reso ancor più vergognoso dalla completa assenza di spiegazioni o comunicazioni.

Gli utenti, molti dei quali in attesa di referti urgenti e fondamentali per la propria salute, sono stati lasciati letteralmente in balia del nulla, costretti a rincorrere risposte tra uffici chiusi e silenzi imbarazzanti. Questa non è sanità, è un’umiliazione collettiva.

È inaccettabile che in una città capoluogo di regione, in una struttura che dovrebbe rappresentare un punto di riferimento per l’assistenza pubblica, si continui ad agire con tale superficialità e arroganza istituzionale. Mi chiedo con quale faccia i vertici aziendali e regionali intendano ancora parlare di “riforma” o “integrazione” della sanità calabrese. Se questo è il risultato, la sanità è definitivamente morta.

Non si può più parlare di imprevisti o problemi tecnici: siamo davanti a una disorganizzazione sistemica, che penalizza i cittadini, soprattutto i più fragili, e svilisce il ruolo stesso del servizio pubblico.

Catanzaro non può e non deve assistere in silenzio a questo scempio. È ora di dire basta, con forza. Pretendiamo rispetto, pretendiamo servizi, pretendiamo dignità”.

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