Congresso provinciale Pd di Catanzaro, l’incendio non si spegne. Anzi, si alimenta con il fuoco, territoriale e di “oltreconfine”. Quello del… tradimento. O, quantomeno, del doppiogiochismo. Che vi racconteremo a breve mentre traspare già dai numeri. E in particolare da quel 65 a 34, in termini percentuali, nel capoluogo in favore del ticket Gregorio Gallello-Lidia Vescio (emanazione di due superpotenze Democrat come Jasmine Cristallo ed Ernesto Alecci) su Francesco Pitaro (espressione, a livello dirigenziale locale, di nessuno. Eccetto quindi che di se stesso). Il successo gallelliano in cima ai Tre Colli allora, pur sembrando schiacciante, invece a ben guardare non lo è affatto. Al contrario dice che Pitaro, almeno in… casa, ha fatto un figurone. Basti pensare che ha chiuso con una sconfitta per 61 voti a 51 nel circolo Centro-Enzo Lauria (comprendente anche il Francesco Caracciolo di Pontegrande, dove viceversa Pitaro ha addirittura vinto per 17 a 2) con sconfitte infine pure a Lido (63-17) e Santa Maria (31-13). Ma com’è stato possibile tutto ciò? Cos’è che insomma è andato storto?
Nessuno è profeta in patria e Cristallo lo sa bene se pensa alla sua Catanzaro in confronto a Lamezia
Jas ma che ti ha combinato Buc? Ok, diciamola meglio, molto meglio, di così. Cristallo aveva un nuovo amico in città. Un Gregorio Buccolieri fatto entrare nel Partito Democratico, malgrado forti resistenze, che avrebbe quindi dovuto fare fuoco e fulmini per far vincere a mani basse Gallello-Vescio a spese di Pitaro. Che invece, come premesso, soprattutto nella piccola Pontegrande, ha inflitto ai rivali lo smacco di una battuta d’arresto. Certo, del tutto simbolica, ma tant’è! Ovvio, quindi, che se ragionassimo con la nostra testa chiederemmo il conto a Buccolieri e chissà, comunque, che anche con la testa di Jas la cosa non sia accaduta. Mah… . Aspirante capogruppo Dem a Palazzo De Nobili (Buccolieri of course) a parte, però, resta il solito ruolo ambiguo di Nicola Fiorita. Che, come di consueto, bandisce Jas in pubblico, salvo poi bastonarla dietro le quinte appena lei gli dà le spalle. Stavolta lo ha fatto con l’attivismo di Antonio Barbero (consigliere eletto nel 2022 nelle liste degli ex maggiormenti forzisti Mimmo Tallini e Claudio Parente, ma ora parte di quel Gruppo Misto del Comune riserva di caccia di Nick) e del collega Vincenzo Capellupo. Meno male, allora, che per Jas ci sia Lamezia e… l’Europa, altrimenti sai che depressione.
Cristallo a Lamezia “pigliatutto” e “rompitutto”. Senza contare quella porticina sull’Europa
Se la sua Catanzaro le procura spesso grandi amarezze, Jas si consola con la vicina Lamezia. Dove ottiene la segreteria cittadina con Vittorio Paola (ma a inizio anno l’aveva ottenuta pure in cima ai Tre Colli con Antonio Calogero) e spazza via l’asse formato da Nico Stumpo e Doris Lo Moro (ora affiatati ma ai tempi di Articolo 1 confliggenti), cancellando anche l’ormai ex alecciano Domenico Giampà che aveva tentato di resistere nella segreteria provinciale a suon di missive al partito, grazie al nuovo asset formato da Amalia Bruni, la citata Vescio e Rosario Piccioni. Ma Cristallo guarda pure oltre: all’Europa, addirittura. E a quell’Europarlamento dove, fregata a inizio giugno 2024 dal solito amicone Fiorita per appena 600 preferenze promesse ma mai arrivate, adesso con la candidatura a governatore della Puglia dell’eurodeputato in carica Antonio Decaro (ex sindaco di Bari, dato per stravincente) diventerebbe la prima dei non eletti. E quindi, impoltronata a Bruxelles, in caso di qualsiasi forfait di un esponente Dem del macrocollegio “Centro-Sud” in virtù di uno scorrimento difficile, ma non impossibile. E comunque quasi certa parlamentare nazionale nel ‘27.
La lista Pd per le Regionali calabresi, già fatta?
Il dato politico, che emerge da questa infuocata stagione congressuale nel centro Calabria, è la costituzione di un asse monolitico Catanzaro-Lamezia-Soverato nella provincia del capoluogo. Un gruppo che poggia sulla guida del triumvirato Cristallo-Bruni-Alecci, come vi abbiamo peraltro più volte detto nel weekend ancora in corso e a inizio settimana. Un gruppo che avrebbe persino già chiuso la lista Democrat per le Regionali dell’autunno 2026 (salvo si voti prima). Una lista composta oltreché dal consigliere Alecci (in ticket con il sindaco di Borgia Elisabeth Sacco, cristalliana di ferro), dall’altro uscente Raffaele Mammoliti; dall’appena (ri)eletto segretario provinciale di Crotone Leo Barberio; dall’ex membro dell’assise di Palazzo Campanella e sindaco di Serra San Bruno Luigi Tassone; da Giusy Iemma (che ora vicina al big nazionale Nicola Zingaretti cerca voti da tutte le componenti maschili di quest’elenco, dicendosi legata ad Alecci a cui in realtà ha sempre tentato di fare le scarpe sin dalla tornata del ‘22, ma venendo evidentemente perdonata) più un altro paio di esponenti femminili dell’area crotonese e vibonese. Otto in tutto, come prevedono le regole e norme in merito. Nessuno spazio per altri, dunque. Salvo sorpresone, ma allo stato assai poco probabili.
La chilometrica nota stampa di fuoco antiPitaro
Gregorio Gallello è il nuovo Segretario della Federazione del Partito Democratico di Catanzaro.
La verità sul congresso provinciale del Partito Democratico sta nei numeri.
E i numeri sono la risposta più netta all’indecorosa campagna condotta dal candidato Francesco Pitaro.
Gregorio Gallello: 79,54% – Francesco Pitaro: 13,91% – Bianche/Nulle 6,55%.
Oggi si vota negli ultimi quattro circoli, ma la vittoria è già matematicamente definita: Gregorio Gallello è il nuovo Segretario della Federazione del Partito Democratico di Catanzaro.
Tutto il resto è una narrazione distorta e strumentale, costruita da chi ha subito una sconfitta bruciante e ora tenta di offuscare l’esito limpido e democratico del congresso.
Accuse infondate, vittimismo di comodo e mistificazione della realtà: un copione che si è concluso con un epilogo indecoroso, lontano anni luce da qualsiasi senso della dignità politica: la fuga.
Il congresso avrebbe dovuto rappresentare un momento alto di partecipazione e confronto.
Se si sceglie di appartenere a una comunità politica, devono prevalere il senso di responsabilità sulla logica della rivalsa, la compostezza sul rancore, il rispetto sulla pretesa.
Abbiamo scelto fin qui il silenzio, per non partecipare a polemiche sterili e per sottrarci a logiche tossiche che rischiavano di danneggiare un’intera comunità.
Ma ora è doveroso ristabilire la verità dei fatti.
Fin dall’inizio, Francesco Pitaro ha scelto di muoversi in aperto contrasto con le più elementari regole della civiltà politica.
La sua non è mai stata una candidatura animata dallo spirito di confronto o dalla volontà di arricchire il dibattito interno al Partito Democratico.
Al contrario, ha impostato l’intero percorso congressuale come uno scontro personale, privo di visione e alimentato da logiche divisive e strumentali.
Ha inteso ricorrere sistematicamente alla stampa per denunciare presunti vizi o “manovre oscure”, senza prove concrete, danneggiando l’immagine del partito, anziché affidarsi – come abbiamo fatto noi – con rispetto e fiducia agli organi di garanzia interne.
Ma è bene partire dall’inizio. Quando ormai si profilava una convergenza ampia e condivisa sul nome di Gregorio Gallello — figura capace di tenere insieme sensibilità diverse all’interno del Partito — Francesco Pitaro, in cambio di un suo ritiro, ha avanzato a vari esponenti del partito richieste che non portavano che risultare irricevibili: pretendeva di indicare la presidenza del partito, un terzo della segreteria, un terzo della direzione e un terzo dell’assemblea.
Al legittimo rifiuto delle sue richieste — Pitaro ha reagito a mezzo social accusando la candidatura di Gregorio Gallello di essere “calata dall’alto”, quando in realtà aveva appena tentato di mercanteggiare posti e ruoli.
Nel giorno stabilito per la consegna delle candidature, la sua è stata depositata con gravi irregolarità, come certificato dalla Commissione Provinciale di Garanzia, che ha dovuto convocare il suo mandatario per sanare errori formali evidenti.
Emblematico che lo stesso Pitaro comparisse come sottoscrittore della propria candidatura: un dettaglio che racconta molto della fragilità del consenso reale su cui poteva contare.
Sempre in un’ottica di scontro e con un comportamento irresponsabile e irrispettoso verso il Partito, Pitaro ha diffuso un comunicato stampa che mistificava la realtà, rivendicando falsamente l’accoglimento di un suo ricorso in merito alla vicenda del circolo di Maida.
In realtà, il provvedimento ufficiale della Commissione Regionale di Garanzia parla chiaro: il ricorso da lui presentato è stato dichiarato “inammissibile, oltre che infondato nel merito”.
La riammissione del circolo di Maida al voto è avvenuta per motivazioni puntualmente e diligentemente esplicitate dall’organismo competente, del tutto indipendenti e slegate dall’azione di Pitaro.
E poi è arrivato il voto. E con esso, la verità.
Il primo giorno 27 giugno, in 10 circoli territoriali, Gallello ottiene l’81,79%, Pitaro si ferma al 10,71%.
A Catanzaro, la sua città, raccoglie appena 81 voti (34,03%) contro i 155 di Gallello (65,13%), con 2 schede bianche.
Nel seggio di Catanzaro Centro, Francesco Pitaro ha tenuto un comportamento del tutto inaccettabile, stazionando per ore all’ingresso e interagendo con gli iscritti in modo pressante e fazioso, nel tentativo evidente di orientare il voto. Un atteggiamento che ha generato disagio e tensione, tanto da richiedere l’intervento della Commissione di Garanzia, che – a seguito di numerose segnalazioni – ha intimato, tramite il suo mandatario, l’immediato allontanamento.
Il giorno successivo, 28 giugno, si è votato in altri 14 circoli, tra cui Lamezia Terme, uno dei più rilevanti della provincia. Anche lì, il risultato del secondo giorno è stato chiaro, netto, inequivocabile: Gregorio Gallello 85,44% – Francesco Pitaro 5,70% – Bianche/Nulle 8,86%.
A quel punto, di fronte all’evidenza di un esito impietoso, Pitaro ha annunciato il proprio ritiro. Ma non si è trattato, come ha cercato di raccontare, di una scelta libera e consapevole, di chi “scende dalla giostra”. Al contrario: è stata una vera e propria fuga politica di fronte alla realtà dei fatti e alla volontà democratica degli iscritti. Un gesto che, anziché chiudere con dignità un confronto congressuale, ha confermato l’assenza di un autentico senso di responsabilità verso la comunità del Partito Democratico.
Pitaro, insomma, ha esasperato i toni dello scontro, trasformando il congresso in una guerra personale, trascinando con sé amministratori e militanti in un clima avvelenato, guidato più da rancori e logiche estranee alla cultura democratica che da un autentico confronto politico.
Ha promosso il tesseramento di persone del tutto estranee alla vita del Partito — alcune delle quali da lui stesso assistite legalmente — al punto che, in sede di voto, c’è stato persino chi ha chiesto candidamente “per cosa si stesse votando”, dimostrando di trovarsi nella sede cittadina del secondo partito d’Italia senza averne piena contezza. Un episodio emblematico, che parla da sé.
Tutto questo ha lasciato una ferita nel Partito Democratico.
Una ferita che ci ricorda quanto possa essere pericoloso ridurre il confronto democratico a propaganda personale, disinformazione e delegittimazione sistematica dell’altro.
Ma accanto a questa deriva, esiste anche un’altra verità. Ed è una verità fatta di impegno, radicamento e prospettiva.
È la verità di Gregorio Gallello e della nostra mozione: una proposta credibile, che ha ottenuto un consenso larghissimo perché fondata sulla volontà di unire e su un autentico spirito di servizio alla comunità democratica.
Gregorio Gallello sarà il volto e la guida di un Partito Democratico che vuole ricucire, non lacerare. Costruire, non distruggere. Unire, non dividere.
Un partito che intende tornare a essere una comunità politica vera, radicata, plurale e aperta. Capace di ascoltare ma anche di decidere; di rappresentare ma anche di guidare.
Da lunedì, questa responsabilità ci chiama al lavoro.
Il Partito Democratico deve tornare a essere la casa di tutte e di tutti: rispettosa delle differenze, ma unita da una visione comune e dalla volontà di servire il bene della Calabria.
Chi ha scelto la via dello scontro dovrà assumersi la responsabilità delle proprie scelte. Noi, invece, continueremo a costruire. Con pazienza, determinazione e senso del dovere.
Perché questo è ciò che ci chiedono le iscritte e gli iscritti. Questo è ciò che merita la nostra comunità. Questo è ciò che faremo.
Comitato “INSIEME – L’Unità che dà forza al cambiamento”
