Riceviamo e pubblichiamo
È arrivato il momento di dire basta. Basta con l’utilizzo di autovelox non omologati per spremere denaro dalle tasche dei cittadini.
Basta con la confusione tra approvazione e omologazione che ha permesso per anni di elevare sanzioni illegittime.
Basta con la violazione sistematica dei diritti fondamentali di chi ogni giorno si mette alla guida.
Il Codacons ha presentato oggi una formale richiesta di intervento al Prefetto di Catanzaro per fermare quello che si configura come un vero e proprio abuso ai danni della collettività.
Al centro della vicenda, il caso emblematico di una donna destinataria di una ingiunzione per una multa già parzialmente saldata, elevata con un autovelox privo della necessaria omologazione ministeriale.
È perfettamente inutile che ci riempiamo la bocca invocando legalità – sostiene Francesco di Lieto vicepresidente nazionale del Codacons- se poi consentiamo di utilizzare strumenti che, per la Suprema Corte, sono illegittimi
Per anni amministrazioni locali e società di riscossione hanno fatto credere ai cittadini che bastasse l’approvazione ministeriale per rendere legali i controlli della velocità.
Una bugia colossale che la Cassazione ha definitivamente smascherato: “è illegittimo l’accertamento eseguito con apparecchio autovelox approvato ma non debitamente omologato”.
La differenza non è un tecnicismo burocratico. L’art. 142 del codice della strada parla chiaro: solo le “apparecchiature debitamente omologate” possono essere considerate fonte di prova per le violazioni dei limiti di velocità.
L’omologazione è una procedura tecnica rigorosa che garantisce l’affidabilità dello strumento. L’approvazione è solo un via libera amministrativo, insufficiente per accertare le infrazioni.
Sono migliaia i cittadini che hanno pagato multe elevate con dispositivi non conformi alla legge. Una vera e propria industria della sanzione che ha trasformato la sicurezza stradale in un bancomat per enti locali e concessionari.
“Non possiamo più tollerare che si faccia cassa sulla pelle dei cittadini utilizzando strumenti che la legge non riconosce come validi”, dichiara Di Lieto.“Quello che sta accadendo è un abuso sistematico che compromette la fiducia nelle istituzioni e viola i diritti fondamentali dei contribuenti”.
“L’interpretazione normativa deve fondarsi esclusivamente sulle fonti legislative primarie, non potendo le circolari ministeriali di carattere amministrativo derogare alle disposizioni di legge”.
Ma c’è di più. Nel caso posto all’attenzione del Prefetto, oltre al vizio dell’autovelox non omologato, emerge un errore di calcolo macroscopico.
L’automobilista aveva già versato 138,75 euro per una sanzione che, calcolata correttamente, ammontava a 190,65 euro. Il residuo dovuto era quindi di soli 51,90 euro. Invece, le è stata notificata un’ingiunzione per 300 euro, come se non avesse mai pagato nulla.
“Abbiamo chiesto al Prefetto di Catanzaro di intervenire immediatamente”, spiega Di Lieto.
“Non si tratta solo di tutelare i diritti di una singola cittadina, ma di fermare un sistema che sta violando la legge su scala industriale. Servono controlli immediati su tutti gli autovelox utilizzati nel territorio e la verifica di tutte le sanzioni elevate negli ultimi anni”.
La richiesta è chiara: stop immediato all’utilizzo di dispositivi non omologati, verifica generale di tutti i verbali elevati e correzione delle irregolarità sistemiche.
Chi ha pagato multe illegittime ha diritto al rimborso. Chi ha ricevuto ingiunzioni viziate può opporsi e ottenere giustizia.
Il caso calabrese è solo la punta dell’iceberg di un fenomeno che riguarda tutta Italia.
Centinaia di comuni utilizzano ancora autovelox privi di omologazione, continuando a elevare sanzioni destinate a essere annullate.
Uno spreco di risorse pubbliche e un danno per i cittadini che non può più essere ignorato.
“È tempo che le istituzioni facciano chiarezza una volta per tutte”, conclude Di Lieto. “I cittadini hanno il diritto di sapere se gli strumenti utilizzati per multarli sono legali.
E hanno il diritto di non essere truffati da chi dovrebbe garantire la loro sicurezza. Non possiamo continuare a predicare legalità mentre tolleriamo l’uso sistematico di dispositivi che la Cassazione ha dichiarato illegittimi”.
Il Codacons invita tutti i cittadini che hanno ricevuto multe a verificare se i dispositivi utilizzati siano effettivamente omologati.
In caso contrario, l’opposizione è non solo possibile, ma doverosa per ristabilire la legalità.