Paulo Alexandre Rodrigues Fonseca da Moputo, capitale del Mozambico. Africa. Nato lì quando era una colonia portoghese. Figlio di padre militare. Si trasferisce da bambino in Portogallo, a Barreiro, dopo la rivoluzione dei garofani. E debutta come calciatore, tra i professionisti, nel ‘90 con la Barreirense, chiudendo la carriera una quindicina d’anni abbondanti dopo all’Estrella Amadora. Compirà 52 anni il prossimo 5 marzo. Fabio Caserta, da Melito Porto Salvo in provincia di Reggio Calabria, inizia a giocare a Locri e finisce invece a Castellammare di Stabia. Non potrebbero essere più diversi, per mille motivi, dunque. Tuttavia, una cosa in comune ce l’hanno. E non è secondaria: hanno deciso di fare gli allenatori, non appena appese le scarpette… bullonate da giocatore al chiodo. Ma non è finita qui, con le coincidenze tra i due.
Perché Fonseca inizia da Amadora mentre Caserta da Stabia. Ovvero dalle squadre dove avevano giocato fino a pochissimo tempo prima. E c’è pure di più: in questa rovente estate sono approdati in piazze che, semplicemente, non li volevano. Considerato come, a torto o ragione, non li giudicassero all’altezza delle squadre da guidare. A Catanzaro, in particolare, con il vituperato Caserta. Oltretutto già tecnico dei detestatissimi cugini del Cosenza. Ma fatto che nell’occasione c’entra poco. Perché i tifosi dell’Uesse ‘29 erano, e restano, orfani di mister Vincenzo Vivarini (per lui, sulla panca giallorossa, due semifinali playoff: una in C, da subentrante ad Antonio Calabro, e una in B in aggiunta, come ovvio, a una sontuosa promozione dei record dalla C alla B).
Meno orfani di Stefano Pioli invece, sebbene uno Scudetto vinto e una semifinale Champions, sulla sponda rossonera di Milano ma ugualmente delusi dalla scelta di Fonseca. Chissà, però… . Forse Ac Milan e Us Catanzaro, intese come società, la sanno più lunga di tutti e ci hanno visto bene malgrado le apparenze. Fatto sta che, per quanto sul piano geografico e affettivo ci riguarda assai più da vicino, le Aquile dominanti degli ultimi tre anni circa appaiono allo stato un lontano ricordo. Tranne che per una trentina (anche meno) di minuti in reazione all’1-0 del Sassuolo al Ceravolo in occasione del debutto stagionale in campionato dello scorso 18 agosto. Il resto? Poco, troppo poco, e per giunta offerto a… sprazzi! Ecco il motivo per cui, purtroppo, dobbiamo soffermarci sulla quarta e ultima analogia tra i colleghi Fonseca e Caserta: l’esonero, per così definirlo, comunicato loro dalle piazze in cui dovevano rispettivamente approdare un paio di mesi fa. Un esonero deciso sen’appello addirittura molto prima (poverini!) che firmassero i loro contratti. Sbagliato, per noi! Anzi, persino insensato per certi versi. Ma hai visto mai che, una volta tanto, “vox populi volte dei”?