Abbruzzino, un ristorante? No, una… stazione! Da cui si parte per un meraviglioso viaggio. E il motivo lo spiegheremo a breve. Prima una doverosa premessa, però. Essere habitué di un locale stellato, ovvero con il massimo riconoscimento della celebre Guida internazionale Michelin (Guide Michelin in francese o più gergalmente: La Rossa) non è certo a portata di tutte le tasche. Soprattutto di questi tempi. In cui spendere una cifra, anche superiore a 210 euro a persona ma solo per un menu degustazione “completo” da 8 portate con un percorso di vino abbinato e dei formaggi oltre a caffè (non il comune espresso da bar, come ovvio) e magari un liquore pregiato, non è una cosa che si fa con facilità. Ma se si ama il cibo, quanto lo amiamo noi, farsi un regalo del genere è un passaporto per una giornata di felicità.
Simile a un viaggio, ribadiamo. Che può costare anche la metà della cifra indicata o addirittura ancora meno, tuttavia mai poco. E non potrebbe essere altrimenti. Perché ai tavoli di un ristorante del genere più che mangiare, si provano emozioni. E forse si torna pure bambini con un dolce che, ad esempio, si ispira al semplice pane, olio e zucchero. Ma che è tutta un’altra cosa. Che letteralmente ti esplode in bocca. Perché dietro ci sono anni di studio, ricerca, passione, sacrificio e immenso talento, di una brigata di cucina alacremente all’opera in quella che sembra una sala di dotti alchimisti con indosso le divise bianche e i grandi cappelli dello stesso colore in testa. Impegnatissimi a realizzare capolavori. Ma non lo diciamo noi, che siamo poco più di semplici affezionati e ammirati clienti. Bensì il New York Times, semplicemente il primo giornale del mondo. Che una manciata di anni fa ha scritto come “valga la pena di venire in Calabria anche solo per mangiare nel locale di papà Antonio e del figlio Luca”.
Gli Abbruzzino: due Maradona dei fornelli. Che, proprio con i loro prelibati e raffinati piatti, ti rendono felice. Tra materie prime e ingredienti anche ‘semplici’. Ma ‘lavorati’ e presentati in modo sopraffino. Tanto che se gli ispettori della Rossa, signori in incognito impegnati (beati loro) a giudicare ristoranti di alto livello in tutto il mondo, passassero più spesso da Via Fiume Savuto (nell’area di Santo Janni del capoluogo) forse la stella, già un sigillo di qualità elevatissima, potrebbe essere raddoppiata o persino triplicata. In modo da regalare a Catanzaro, e alla Calabria tutta, un bistellato o addirittura un tristellato. Ma va già bene così, perché la famiglia Abbruzzino ha reso un luogo un po’ remoto e… nascosto, un autentico angolo di paradiso. Dove lavora anche gente come l’impareggiabile sommelier professionista Bruno Cirillo e il sous chef, braccio destro dell’esecutivo o head chef, Antonio Fazio. Altri due fuoriclasse!