Di quanto sta accadendo a Catanzaro, dopo le recentissime Regionali, molti neppure se ne accorgono. Ma c’è una guerra sotterranea dagli sviluppi inaspettati. A scatenarla due note figure della politica cittadina, una del passato e un’altra del presente e (forse) del futuro. Alleate per tentare di… ribaltare l’esito di un’elezione da cui sono uscite con le ossa rotta, malgrado migliaia e migliaia di voti presi per se stesse o per il loro (anzi, la loro, nella fattispecie) candidata. Si tratta, come già il nostro titolo lascia probabilmente intuire, di Domenico “Mimmo” Tallini (impegnato al fianco dell’ormai ex aspirante consigliera Elisabetta Aiello) e dell’uscente (ma non rientrante) dall’assise di Palazzo Campanella Antonello Talerico.
Il piano segreto di T&T
Prima di svelare il piano segreto di T&T, però, una premessa fondamentale: a noi degli aspetti giudiziari interessa ben poco in questa sede, noi parliamo di politica tentando di dare notizie e fare delle analisi. E la politica ci dice innanzitutto, com’è peraltro facile intuire pure senza leggerci, che le 2 citate T schiumano rabbia dopo l’esito delle Regionali. Perché non solo hanno perso, in un caso (ribadiamo) per interposta persona e nell’altro invece in prima persona, quanto sono stati battuti dal comune acerrimo rivale Marco Polimeni.
Che Tallini identifica come colui il quale lo ha di fatto mandato in… pensione con una manovra di palazzo, in qualche modo favorita dal padre Lino (conosciuto personaggio televisivo locale). E stesso dicasi per Talerico, pur non essendo ammesso apertamente, che vede il collega Marco come chi lo ha avviato verso un epilogo analogo. Senza contare il ruolo giocato nella vicenda elettorale da Sergio Costanzo, a fianco del citato Polimeni. Un attivismo che ha contribuito non poco alla vittoria di quest’ultimo e alla sconfitta di Tallini (peraltro ex mentore di Costanzo con cui poi ha rotto in modo traumatico) e Talerico.
Uno smacco e un rospo quasi impossibili da subire e ingoiare per T&T. E allora, per cercare di portare almeno la Aiello nell’assise di Palazzo Campanella, ecco il loro agitare lo spettro di Tribunali e Procura per cercare di spaventare Roberto Occhiuto. Un grande bluff. Un modo per favorire appunto il ripescaggio della Aiello con il “giochino” degli assessorati. Un po’ come scalare il K2 a mani nude, però, per loro.
Il fantasma… delle carte
T&T fuori da tutto? Allo stato sì. Polimeni e Costanzo hanno vinto e a Tallini e Talerico (allo stato, almeno) resta poco o niente in mano se non tentare di far (ri)vincere la sinistra (come fatto con Nicola Fiorita nel 2022) alle prossime Comunali (elezioni di cui parleremo a breve, perché quello è il piano a lunga scadenza dei due). Ma serve una mossa a breve termine per non soccombere: fare pressione indiretta, attraverso media amici e social, per spaventare Occhiuto, e chi gli sta vicino, spingendolo a cooptare in Giunta Talerico (ai limiti dell’impossibile) o (cosa che sarebbe invece in teoria fattibile) cambiare i propositi sul primo degli eletti nella Circoscrizione Centro Sergio Ferrari. Ci spieghiamo meglio: Ferrari è l’uomo che ha portato in… dono al governatore appena rieletto nientemeno il sindaco di Crotone Vincenzo “Enzo” Voce e, si dice, debba ricevere in cambio il “regalo” della presidenza del consiglio. Ma se così non fosse e lo si nominasse “solo” assessore, ecco aprirsi le porte dell’ingresso a Palazzo Campanella di un’Aiello ripescata da prima dei non eletti. Ed è questo il motivo di Procura, carte ed esposti, evocati da Tallini così come il tentativo tallerichiano di far arrivare a certe orecchie il proposito addirittura di un nuovo ricorso, stavolta contro Ferrari, dopo quello coronato da successo del 2022 ai danni di Valeria Fedele. Ma sono appunto mosse della… disperazione, che assai difficilmente andranno a segno.
Il “riscoperto” tardivo amore per Catanzaro di Tallini. Torniamo su questa storiella, confuntandola con i fatti
Tutto si può rimproverare a Tallini, eccetto di non essere un maestro di politica. Uno con le… antenne lunghe e un acume, che non derivano certo dai libri bensì dall’istinto e dall’esperienza. Che fanno del buon Mimmo un top player con doti naturali e non una costruzione in… laboratorio. Uno che da quando è rimasto a piedi, fuori da tutto, ha pensato bene di rispolverare la carta della catanzaresità per tentare di restare al centro della scena. Non che non ami la città natale, sia chiaro. Resta però il fatto che quando stava a… cavallo non ha esitato un istante a metterla da parte per i suoi interessi personali.
E per informazioni chiedere ad esempio in primis a Sergio Abramo, sacrificato proprio da un Tallini smanioso di fare il presidente del consiglio regionale con l’avallo dei capi-partito cosentini Jole Santelli (che Dio l’abbia in gloria) e proprio i fratelli Mario e Roberto Occhiuto di cui il buon Mimmo era fedelissimo. Tant’è vero che lo scaltro Tallini per blindare… l’ormai ex amicone Sergio a Catanzaro (con cui poi ruppe), da sindaco lo fece diventare anche presidente della Provincia. Salvo sabotarne ogni tentativo di diventare governatore, perché per geopolitica la presidenza Abramo avrebbe mandato in frantumi le ambizioni di Tallini. E poi sapete chi portò proprio a noi Mario Occhiuto in uno studio televisivo per un’intervista?
Domanda retorica, perché T era legato a doppio filo agli Occhiuto. Senza contare una prima riunione di Giunta dell’era Giuseppe Scopelliti con un presidente che pare abbia subito intimato all’allora neoassessore Mimmo le “dimissioni” in caso di disaccordo sulla linea scopellitiana. Altro che catanzaresità declamata e sbandierata, dunque, perché ora serve come il pane.
Se fallisce il piano A, per T&T tutto si complica ma parte l’operazione Comune che sembra tratta dal più noto film di Sorrentino
Chissà se T&T sono cinefili. Ma il loro spirito di rivalsa e la voglia di non essere definitivamente marginalizzati dalla scena politica locale si sposa bene con questa frase dell’immaginario giornalista Jep Gambardella, personaggio protagonista de La grande bellezza: “Non volevo solo partecipare alle feste, volevo avere il potere di farle fallire”. E sì, perché se entrambi restano a bocca asciutta alla Regione (come probabilmente accadrà) non gli resta che il Comune. Ma anche in quel caso non da ballerini di prima fila semmai importanti comprimari. Al massimo, cioè, autori di una manovra di disturbo. Soprattutto se il candidato a sindaco della destra sarà il garante calabrese delle vittime di reato, Antonio Lomonaco, peraltro cognato di Polimeni Jr. Che porterebbe T&T ad appoggiare il suo ipotetico sfidante, ma attualmente siamo a livello di Fantapolitica, Roberto Guerriero. In campo per la sinistra. Perché i talliniani-tallerichiani, da soli, potrebbero arrivare massimo a un 15% a voler essere molto (moltissimo, anzi) di manica larga.
