Articolo tratto da Sky Tg24

Il cambiamento climatico sta modificando profondamente gli ecosistemi marini, spingendo specie oceaniche verso acque prima estranee. Tra queste, la caravella portoghese (scientificamente Physalia physalis) è un caso emblematico. Originaria di acque calde dell’Atlantico, si sta progressivamente avvicinando alle coste europee e del Mediterraneo, mettendo in allerta istituzioni e bagnanti. In Italia, seppure ancora rara, la sua presenza è in aumento, evocando la necessità di conoscere bene cosa fare in caso di contatto.

Cos’è la caravella portoghese

Non si tratta di una medusa, pur presentando un aspetto simile. La caravella portoghese è un sifonoforo, un organismo coloniale composto da zooidi specializzati appartenenti a quattro tipologie diverse. Questi zooidi sono connessi e interdipendenti, formando un unico insieme funzionale. Regge il galleggiamento grazie a una sacca piena di gas, il pneumatoforo, che può oscillare in trasparenza e tinte variabili. Sotto la superficie si estendono i tentacoli, che possono raggiungere anche i 30 metri, contenenti nematocisti (cellule urticanti) con oltre dieci tipi di veleno, ciascuno con caratteristiche proprie e colore identificativo.

Il ruolo del cambiamento climatico e l’arrivo in Europa

Il riscaldamento globale sta spostando molte specie marine verso nord. La caravella portoghese, originaria di acque tropicali e subtropicali (Atlantico, Oceano Indiano, Caraibi), è ora segnalata con frequenza crescente in Europa occidentale: Spagna, Francia e, anche se più raramente, Italia. Secondo WWF e istituti di ricerca, la sua presenza nel Mediterraneo non è propriamente recente: studi storici mostrano reperti databili a metà Ottocento. Tuttavia, il riscaldamento delle acque e le correnti condizionate dal clima favoriscono spostamenti maggiori e più frequenti verso le nostre coste.

Dove è stata avvistata in Italia

In Italia gli avvistamenti rimangono sporadici ma riguardano soprattutto il Sud e le isole maggiori. Zone segnalate includono la Sicilia (tra cui lo Stretto di Messina e le coste attorno a Catania), la Sardegna e, in casi precedenti, anche il mar Ligure. Il primo caso noto nel Mediterraneo risale al 26 agosto 2010, a Villaputzu (Cagliari). Episodi di puntura, anche gravi, sono stati registrati in Sicilia, con una donna ricoverata in terapia intensiva dopo un contatto vicino alle isole Ciclopi.




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