Riceviamo e pubblichiamo
“In Calabria, le politiche sulle foreste non siano orientate all’assistenzialismo o alla mera conservazione.
Siano centrali nell’affrontare crisi climatica e demografica. C’è una buona silvicoltura possibile, nei parchi e non solo. Superiamo la logica della biomassa per sola produzione di energia.
La Regione Calabria investa per pianificare, certificare, gestire 700mila ettari di bosco, produttivi e protettivi, generativi di servizi ecosistemici e crediti di sostenibilità portabili sul mercato, capaci di alimentare filiere economiche con prima e seconda valorizzazione di alta qualità, d’intesa con Unioni, Comuni, GAL, Università, Centri di ricerca, imprese, datoriali.
Si agisca sulle foreste con FESR e Complemento di sviluppo rurale (PSR) anche promuovendo Associazioni fondiarie e valorizzazione dei muretti a secco.
Si agisca con fondi europei per piattaforme di gestione, per segherie, per sostenere le imprese intelligenti e formate che lavorano per generare opportunità. Non solo cippato di legno verso grandi centrali.
Si realizzi con Regione e GAL una rete di piccoli impianti a biomasse per i Comuni montani, come sta facendo il Piemonte ad esempio, che alimentino con il calore scuole, municipi, biblioteche.
La Regione – forte di una nuova vera legge forestale regionale, sul modello della legge forestale nazionale del 2018 – spinga sulla pianificazione forestale sovracomunale, attraverso i Comuni che lavorano insieme nelle Unioni montane di Comuni e grazie ai consorzi.
Si deve cambiare passo. Arriviamo managerialmente, grazie all’impegno politico-istituzionale della Regione e dei Comuni, a realizzare case in legno della Sila, del Pollino, dell’Aspromonte. È indispensabile. È possibile.
La transizione ecologica ha nelle foreste un punto centrale e rilevante, decisivo per la Calabria, per questo pezzo di Appennino che fa l’Italia”.
Lo affermano Vincenzo Mazzei, Presidente Uncem Calabria, con Marco Bussone, Presidente Uncem nazionale, e Antonio Nicoletti, Direttore Legambiente dei Settori Foreste, Montagne e Parchi.
Uncem e Legambiente in otto incontri da martedì a sabato scorsi in Calabria hanno incontrato più di trecento persone e diversi candidati alle elezioni regionali.
Il tema delle foreste è stato centrale negli appuntamenti pubblici nei Comuni.
Uncem presenta di seguito 15 punti chiave per una vera strategia territoriale della Calabria per le filiere forestali.
1. Cresca da oggi l’impegno culturale e politico di tutti i territori della Calabria, in primis attraverso i Comuni, nel costruire percorsi attorno alla valorizzazione delle filiere forestali. Sono articolate, differenziate, specifiche.
2. È importante dare giusto valore alle foreste, a chi fa esbosco a chi lavora sui territori nel settore forestale. Diamo forza con la Regione Calabria a nuove filiere territoriali, anche a una “borsa del legno”, a professionisti Dottori Forestali che managerialmente gestiscono per conto di Comuni e Unioni montane dei pezzi di foresta appenninica. Per evitare singole aste, affidamenti occasionali, e passare, grazie a manager delle foreste, a una vera economia.
3. La certificazione forestale è decisiva. PEFC ed FSC rappresentano una certificazione preziosa per i territori e per aumentare il valore della materia prima, e poi delle lavorazioni, in tutta la Calabria.
4. Si parte dal bosco e dal superamento della parcellizzazione. Per questo, Uncem può lavorare con Regione Calabria su diversi fronti::
– per le Green Community, prevista dalla legge 221-2015, fortemente voluta da Uncem, finanziate finora in Calabria con 2 milioni di euro (si attende la graduatoria, che andrà sostenuta con altri 20 milioni di euro).
– per la costituzione di “Accordi di Foresta”, previsto dal recente DL Sostegni bis e anche questi finanziati dal PNRR.
– per sostenere le imprese e le loro filiere, con un nuovo Cluster legno della Calabria da creare
– Con Consorzi forestali e Associazioni fondiarie tra proprietari di superfici forestali.
5. Partire dal bosco vuol dire superare la parcellizzazione e avere una pianificazione. Occorre fare i Piani territoriali in tutta la Calabria unendo anche le superfici private, favorendo l’associazionismo.
6. Con questi punti, diamo attuazione a una nuova Strategia forestale della Calabria secondo la Strategia forestale nazionale. È da scrivere con le migliori intelligenze. Tempi certi per la scrittura, l’approvazione, l’attuazione della Strategia.
7. La Strategia forestale tolga di mezzo il mero utilizzo di biomasse verso grandi centrali cogenerative. Si investa su piccoli impiani a biomasse termici, nei Comuni, per gli edifici pubblici. Reti di caldaie intelligenti, nuove, con piccole reti di teleriscaldamento – in sinergia con AIEL e FIPER, oltre che con Uncem – per abbassare emissioni e uso di fonti fossili.
8. Uncem auspica fortemente che si possa dare piena attuazione alla Strategia forestale della Calabria. La Regione investa almeno 30 milioni di euro per attuare una nuova vera, grande Strategia. Anche utilizzando gli Operai idraulico-forestali. Non basta parlare di assunzioni, nuovi assunti. La logica nuova sui “forestali” è avere capitale umano di grande spessore, formato, che sa gestire in modo nuovo e diverso dal passato il capitale naturale. No alle nuove assunzioni tanto per assumere. Si alle nuove assunzioni di personale specializzato, che usi gru a cavo e harvester forestali, sia pronto ad abbattere e trasformare, a pianificare e capire che la foresta è produttiva e protettiva insieme.
9. I recenti grandi incendi – troppi, in aumento, gravi, che saranno sempre di più e sempre più grandi – impongono una piena attuazione della Strategia. Da scrivere con urgenza. Perché, in Italia come in Calabria, alla base della prevenzione del dissesto e delle calamità – causate sempre dal cambiamento climatico, si pensi a Vaia – vi è, proprio come prevenzione, la pianificazione la “gestione forestale” che è attiva a sostenibile.
10. Come diciamo con la SISEF, la Calabria deve accorgersi che è una “regione forestale”. E dunque non può investire solo qualche milione residuo all’anno per quale iniziativa occasionale.
11. Non basta mettere in Calabria qualche risorsa sulle foreste partendo dal CSR, dal Complemento di Sviluppo rurale, nelle parti che non vanno sull’agricoltura. Si cambi verso. È sul FESR della Calabria che bisogna agire. Ad esempio per incentivare la nascita e la crescita di segherie e di piattaforme logistiche di gestione. Nel fondovalle non ce ne sono più. Ma con il FESR e una misura specifica si possono far crescere.
12. Così come va ripensato tutto il sistema della trasformazione del legno. Per fare case, per fare mobili, per paleria. L’aumento dei prezzi del legno fa sì che si torni a guardare alle nostre filiere territoriali. Anche in Calabria. È quanto condividiamo con Filiera Legno Italia, con il Cluster nazionale del Legno, con Federlegno e con Assolegno. Anche per fare case. Con legno della Calabria in Calabria. Il legno usato per le costruzioni deve essere locale, dei territori. Meno cemento, più legno della Calabria. Anche per edifici pubblici, come asili, scuole, municipi. Anche per pale eoliche e altre infrastrutture. Legno della Sila, dell’Aspromonte, del Pollino.
14. A proposito di progetti concreti vi sono alcune piccole sperimentazioni di moduli abitativi e case interamente realizzati in legno locale. Preso e lavorato a metri 0. Ma è determinante proseguire su questa strada, anche in Calabria, industrializzando i processi anche con grandi aziende italiane.
15. Ultimo punto. Regione Calabria, attraverso la strutturazione di Unioni montane di Comuni, permanenti e stabili, attraverso l’associazionismo forestale fondiario, attraverso un Cluster Legno dica a tutti, anche a chi vive nelle aree urbane, che questi impegni sulle foreste sono necessari per la vita stessa della Calabria, in città come nelle zone rurali e montane. Metta in piedi, la Regione, azione per la valorizzazione dei servizi ecosistemici-ambientali. È fondamentale dire che chi produce i beni – legno, acqua, grazie alla gestione forestale, assorbimento della CO2, produzione di ossigeno, custodia del bene climatico – sta in relazione con chi li consuma. E questi secondi ricompensano i primi. È urgente. È un pezzo centrale, culturale, politico, operativo, manageriale, della transizione ecologica della quale la comunità della Calabria vuole essere protagonista.