Riceviamo e pubblichiamo
Autonomia differenziata, l’imprenditore Giuseppe Nucera del movimento ‘La Calabria che vogliamo’ (già Presidente di Confindustria Reggio Calabria) e l’economista Matteo Olivieri si schierano convintamente a favore della legge, vista come una grande opportunità di sviluppo per la Calabria.
“Sono trascorsi soltanto pochi giorni dalla promulgazione della legge sulla autonomia differenziata, e dalla stampa apprendiamo che la Regione Veneto ha subito chiesto al Governo l’attribuzione delle materie concorrenti secondo quanto previsto dall’art. 117 della Costituzione. La richiesta iniziale prevede nove ambiti, tra i quali si leggono alcuni notevoli come la delega ai rapporti internazionali, il commercio con l’estero e la protezione civile, la previdenza complementare e integrativa. Ad essi se ne aggiungeranno in futuro altri 14, non appena verrà sciolta la discussione riguardante i Livelli Essenziali di Prestazioni”.
Proseguono Nucera e e Olivieri.
“Con questa mossa il Veneto rompe gli indugi e si candida a diventare un modello da seguire per le altre regioni italiane. E la Calabria? Dopo il dietrofront del Presidente Occhiuto, che in meno di un anno è passato dal ricoprire il ruolo di patriota della autonomia differenziata a quello di talebano nel suo stesso partito, la Calabria si trova dinanzi ad un bivio: stare a guardare alla finestra quello che fanno gli altri oppure prendere atto che l’autonomia differenziata è ormai legge e quindi vale forse la pena provare a metterla a frutto con intelligenza a vantaggio dei calabresi?”.
“Gli ambiti per i quali la legge concede autonomia alle regioni sono molti ma alcuni sembrano scritti apposta per la Calabria, considerata la presenza di numerose comunità di calabresi nel mondo e le tante potenzialità ancora inespresse della nostra terra. Tra l’altro, il Presidente del Veneto Luca Zaia ha invitato al gemellaggio con una regione del Sud e la Calabria potrebbe raccogliere tale invito per esempio lavorando gomito a gomito sul rilancio del settore termale o forestale, che sono ambiti di competenza regionale, e tanto in Veneto quanto in Calabria rappresentano due voci molto importanti del turismo, della tutela della salute e in futuro – si spera – anche della formazione tecnica e professionale. Ma la sfida del decentramento (che è innanzitutto decisionale e riguarda la possibilità di prendere in mano il proprio futuro!) include anche la possibilità di creare aziende di credito a carattere regionale o enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale. Riportare dopo tanti anni in Calabria un istituto di credito a carattere regionale, che investa nella crescita del territorio o nel ritorno di cervelli in fuga come parte del proprio mandato, potrebbe certamente ridare nuova linfa alle filiere agroindustriali della nostra regione ed impedire il drenaggio di risorse che annualmente lascia la nostra regione per essere investita altrove”.
Concludono la loro analisi favorevole all’autonomia differenziata Nucera e Olivieri.
“Ovviamente già esiste la società finanziaria Fincalabra, ma è indubbio che le possibilità offerte dalla autonomia differenziata consentirebbero di andare oltre il perimetro di azione della azienda in-house, che ora è limitato per lo più alla gestione dei fondi comunitari, ma che in un prossimo futuro potrebbe ampliarsi fino a diventare un vero e proprio collettore del risparmio dei calabresi nonché un fondo di investimento destinato allo sviluppo di settori industriali strategici per la Calabria, sull’esempio di quanto fa Cassa Depositi e Prestiti a livello nazionale.
Siamo convinti che l’autonomia differenziata possa rappresentare la scintilla in grado di far scattare nuovamente nei calabresi l’orgoglio di appartenenza, e per questo motivo riteniamo che il tempo sia maturo per avviare una discussione seria e non dogmatica sull’argomento, utile soprattutto a scardinare la mentalità assistenziale che ancora prevale in molte aree della nostra Calabria”.