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Riceviamo e pubblichiamo

“Nelle aree montane italiane abbiamo la metà delle imprese agricole rispetto al resto del territorio. 1,7 aziende ogni chilometro quadrato, contro 3,1 della pianura. Sono meno e più piccole. Ma necessarie. Questa differenza di numeri aumenta e assume valori preoccupanti. Negli ultimi vent’anni, abbiamo registrato la riduzione della superficie agricola utilizzata, il bosco che cresce troppo, che invade prato pascolo, la riduzione delle disponibilità di terra. Si contrasta tutto questo con una ricomposizione fondiaria di grande portata. Serve la Politica. Decisioni anche forti.

Troppi piccoli fazzoletti di terra, in montagna, con eredi che non intervengono, riparti mai fatti, incolti e proprietari silenti sono una emergenza nazionale. Le Associazioni fondiarie sono già risposta dal basso a queste crisi delle disponibilità di terre, intrecciate con le crisi climatica e demografica. Ma serve una ricomposizione generale. Se ne esce con un patto nuovo tra Alpi e Appennini con le aree urbane, con la piena valorizzazione dei servizi ecosistemici-ambientali che garantiscono la montagna presidiata, antropizzata, il paesaggio gestito e valorizzato. L’abbandono è un danno per tutti. La riduzione delle superfici agricole e l’implosione dei terrazzamenti, infrastrutture decisive per i versanti, sono un problema anche per le aree urbane”.

Lo ha detto stamani Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem, intervenendo al panel del G7 di Ortigia, Siracusa, dedicato a Regioni ed Enti locali, presieduto dal Sottosegretario Patrizio Giacomo La Pietra, alla Presenza del Ministro Francesco Lollobrigida, che Uncem ringrazia per l’impegno e per l’evento internazionale con i Comuni presenti. In sala anche Alberto Mazzoleni, componente della Giunta nazionale Uncem e Consigliere regionale in Lombardia. “Questo accordo tra aree urbane e zone montane, con i Comuni insieme e non da soli, dunque grazie a una vera riforma istituzionale, va fatto – ha proseguito Bussone a Ortigia, al Teatro di Siracusa – Anche nel quadro della nuova Politica Agricola Comune, dal 2028 al 2034.

Che deve essere volta a supportare le piccole imprese, eliminando ad esempio il sistema dei ‘titoli’ per i accesso a pascoli e per premio unico. Il ‘secondo pilastro’ PAC non è solo agricoltura. È rurale, dunque montagna, foreste, agricoltura. Foreste gestite e pianificate, che vanno tagliate e governante senza che invadano prato pascolo e aree agricole. Il Paesaggio è una creazione antropica, l’uomo lo plasma continuamente. La PAC sia congiunta con il Fesr e tutti i fondi di coesione UE. Con un principio: chi inquina paghi. E paghino anche i colossi del web, che con i loro flussi hanno effetti anche su politiche agricole e del cibo.

Aumentiamo il valore della PAC insistendo sulle grandi imprese del web, affinché si possano superare sperequazioni che altrimenti aumenteranno. Far crescere la spesa pubblica per l’agricoltura non basta. È importante, ma siano anche le imprese più impattanti sui flussi ambientali, economici e sui valori delle merci a pagare. La nuova Commissione europea ha di fronte la sfida non solo della semplificazione PAC, ma di una vera riorganizzazione e ridistribuzione dei fondi europei per agricoltura, artigianato, industria. Guardando alla montagna produttrice di valore e di valori”.

Uncem ha diffuso il dossier di proposte per il G7 su Agricoltura, Pesca e Foreste, che si può scaricare a questo link:
https://uncem.it/wp-content/uploads/2024/09/UNCEM-per-G7-Agricoltura-e-Strategia-agricola-montagna-e-aree-interne-22set2024.pdf

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