“Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di provincie, ma bordello”. È questa la celebre invettiva di Dante nel VI Canto del Purgatorio della Divina Commedia, che non a caso introduce un’amara riflessione sulla condizione politica del Paese. Quello di allora. Figuratevi, dunque, se il Sommo avesse poi conosciuto Carlo Calenda e, ancor più, Giuseppe Graziano, Francesco De Nisi, Roberto Guerriero, Andrea Santoro e così via. L’amara verità, però, è che in Italia da Tangentopoli, e in maniera crescente dal berlusconismo in avanti, la politica è definitivamente morta. Specchio di una società per certi versi allo sbando e per altri… carnefice, perfetta interprete dello Stato-mafia in cui vive. Certo, non che prima la politica fosse una faccenda per educande. Ma se paragoniamo la realtà ‘70-’80 all’attuale si capisce come si parli di… 2 pianeti diversi. I partiti, quelli che ancora hanno la presunzione di chiamarsi tali almeno, sono ormai ridotti a comitati d’affari e i loro rappresentanti somigliano sempre più a “imprenditori di se stessi” e di pochi servilissimi accoliti. Molti dei quali essendo titolari di studi professionali e aziende che traggono enorme profitto dall’attività pubblica dei… padroni.

Azione, il manifesto dello sfascio politico italico

Un partito come Azione è l’emblema di quanto fin qui scritto, considerato come sia una sorta di strano contenitore (perennemente un po’ di qua e un po’ di là) dove ognuno fa come ca@@o gli pare. Da Milano a Catanzaro, passando per Roma. Anzi, nella capitale in primis, come ovvio. E poi c’è la Calabria in cui comandano Graziano e De Nisi, che perculano persino il loro sedicente leader Calenda. Quello del “Mai con i 5Stelle”, tanto per farsi due risate mentre i suoi esponenti calabresi stanno con Pasquale Tridico (pentastellato of course) in vista delle sempre più imminenti Regionali. Quasi appunto a sfanculate Calenda stesso. I cui proclami somigliano parecchio a boutade, a cui nessun dirigente sui territori presta attenzione curando semmai i propri interessi ma continuando a sfruttare l’etichetta Azione.

L’assaggino catanzarese

Un assaggino di tutto il… racconto, del resto, lo si è avuto a Catanzaro la scorsa estate quando soprattutto il segretario provinciale Roberto Guerriero voleva stare al fianco del sindaco Nicola Fiorita (malgrado si fosse inventato Rinascita per fargli la guerra, pensate un po’ voi…) mentre il partito no. Tant’è vero che, alle porte del successivo autunno, il responsabile cittadino dei calendiani, Andrea Santoro, sconfessava pubblicamente sulla stampa il suo segretario provinciale, parlando di iniziativa personale non condivisa e a autorizzata. E, come non bastasse, bacchettando pure i suoi consiglieri comunali (Guerriero non lo è più, facendo in questo momento più che altro l’imprenditore) Valerio Donato, Gianni Parisi e Stefano Veraldi. Logica conseguenza, quindi, avrebbe dovuto essere l’espulsione di Guerriero o, in subordine, di Santoro medesimo. E invece? Nulla, nada, nisba. Solo un gigantesco “abbiamo scherzato” e tutto dimenticato appena pochi giorni dopo. Sulla falsariga di adesso, insomma, con le Regionali. Un qualcosa di quasi grottesco, se visto con gli occhi del… passato.

Il programma di Azione per le Regionali: con Tridico, ma se vince Occhiuto tra un paio di mesi contrordine

Il programma dei calendiani in vista delle Regionali si può più o meno così sintetizzare: “Tridico? Sì, no, forse… . Anzi sì”. Tanto, se caso mai vince Roberto Occhiuto, dopo un paio di mesi ecco risuonare perentorio il “contrordine… compagni!”. E via tutti in gran fretta alla corte dell’ex demonio Robertino. Ma, del resto, vi abbiamo già citato il caso Catanzaro (leggi qui:https://irriverentemente.com/comune-catanzaro-altro-che-fiorita-il-coraggioso-gli-attributi-li-ha-mostrati-santoro-di-azione-ma-che-avra-ok-di-chi-dallalto-del-partito-calendiano-spinge-gruppo-guerriero-donato-nel-pd/ e qui: https://irriverentemente.com/catanzaro-dopo-frasi-santoro-azione-su-gruppo-guerriero-donato-un-tempo-ci-si-dimetteva-o-si-chiedeva-lo-facessero-altri-ma-prof-e-segretario-provinciale-si-faranno-cacciare-per-andare-nel-pd-dan/). E via abbiamo pure tratteggiato, sebbene in pillole, la breve storia triste del principale “partito-taxi” del Paese. Dove ognuno sale e scende a proprio piacimento, spesso senza (neppure) pagare la corsa.

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