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Articolo e foto tratti da Sky Tg24

Le aree polari lunari offrono temperature costantemente basse, quasi -200C, l’ideale per mantenere i campioni congelati senza bisogno di alcun intervento umano e lontano da qualsiasi rischio di cambiamenti climatici.

Realizzare un’Arca di Noè sulla Luna, ossia un deposito per conservare campioni di cellule di gran parte degli animali del nostro pianeta: è l’idea lanciata dal gruppo di ricerca guidato da Mary Hagedorn, dell’Istituto Smithsonian a Washington, e pubblicata sulla rivista BioScience. L’obiettivo è preservare la biodiversità della Terra. “Ovviamente non potrà essere realizzata nel giro di poco tempo, ma è sicuramente un’ottima idea”, ha commentato all’ANSA Andrea Viviano, dell’Istituto di Ricerca sugli Ecosistemi Terrestri del Consiglio Nazionale delle Ricerche. 

Le specie a rischio


Stiamo perdendo specie animali a una velocità record, tanto che si dice siamo nel mezzo di una nuova estinzione di massa, e inoltre il nostro pianeta si sta rapidamente scaldando e le tensioni politiche non accennano a trovare reali soluzioni. Elementi che hanno spinto i ricercatori già in passato a realizzare una Banca dei semi in una delle Isole Svalbard, in Norvegia, un mega deposito con milioni di semi di piante provenienti da tutto il mondo. Ora si guarda ancora più in là: la Luna, dove realizzare un deposito con campioni crioconservati delle specie animali più a rischio. Le aree polari lunari offrono temperature costantemente basse, quasi -200C, l’ideale per mantenere i campioni congelati senza bisogno di alcun intervento umano e lontano da qualsiasi rischio di cambiamenti climatici, le Svalbard ad esempio stanno invece conoscendo un numero crescente di temperature alte, e dai conflitti politici. “Serviranno anni, forse decenni, prima di avere le tecnologie per realizzarla ma sicuramente stiamo andando in quella direzione. Inoltre, servirà obbligatoriamente un coinvolgimento globale, ossia di tutte le realtà politiche in modo trasversale”, ha aggiunto Viviano. I proponenti intanto hanno realizzato alcuni primi test a terra per verificarne la realizzabilità, usando campioni organici di gobide stellato, un pesce del Pacifico, e in futuro faranno nuovi test di conservazione anche a bordo della Stazione Spaziale Internazionale e lavoreranno allo sviluppo di contenitori progettati per conservare i materiali nel tempo. “La proposta – ha concluso Viviano – ha anche il merito di poter aver un grande impatto sull’opinione pubblica, un messaggio per sensibilizzare sui gravi impatti che stiamo producendo sulla biodiversità del nostro pianeta”.

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