Torniamo a bomba su una vecchia questione a Catanzaro. Vale a dire: come si può chiedere a una società di allestire una squadra per la A senza uno stadio degno di tal nome nel 2024? Una premessa, però: così come non ce ne fotte degli aficionados dei politici che ci attaccano quando critichiamo i loro danti causa, allo stesso modo non ce ne fotte dei tifosi a difesa del Nicola Ceravolo. E quindi esprimiamo la nostra libera opinione cercando di informare. Magari perché il giorno della partita del Catanzaro ci arrivano a piedi o piazzando la loro auto dove capita all’ultimo minuto in un’ampia zona nei pressi del Ceravolo stesso. E magari dopo essersi comodamente mangiati pasta al forno o lasagne in casa loro o, meglio, in quella della mamma o della suocera.
Non facciamo confusione con l’addio di Foresti, Magalini e Vivarini
Non facciamo confusione. Il dg Diego Foresti, il diesse Giuseppe Magalini e mister Vincenzo Vivarini, sarebbero probabilmente andati via pure se ci fosse stato in città un piccolo Santiago Bernabeu. O forse no. O magari non tutti e tre. Perché? Semplice: con uno stadio degno di tal nome nel 2024, la società capitanata dal patron Floriano Noto forse avrebbe subito programmato un campionato di vertice. Più ambizioso ancora del già esaltante, per una compagine neopromossa, torneo ‘23/’24. E allora le cose, almeno per Vivarini, potevano cambiare con una permanenza nel capoluogo. Ma invece… . Ci tocca persino riferire di gravi minacce ricevute. Roba da pazzi e opera di pazzi. Magari di qualche sedicente… tifosone, che attende la promozione anzi la pretende con i quattrini degli altri però. Come ovvio! E quindi, per dire di avere ragione, parla degli impianti di Empoli e Como in massima serie peggiori del vecchio Militare. Perché il discorso non regge e per una sequela di ragioni. In primis perché si rischia… l’esilio (leggasi campo neutro!) in attesa di avere una struttura idonea a ospitare la competizione al più alto livello.
Come si farebbe con Milan, Inter e Juve?
In caso di una sfida con Milan, Inter, Juve e compagnia bella, porterebbe a richieste di biglietti per decine di migliaia di tagliandi. Certo, è già successo a Crotone non molti anni fa. Ma l’Ezio Scida non ha la stessa collocazione del Ceravolo, pur essendo vicino al centro abitato. Ma non quanto l’impianto catanzarese. Immerso in senso letterale nel contesto cittadino. E ‘fuso’ con un quartiere, non a caso denominato Stadio, con un dedalo di viuzze e una cornice di palazzi e case intorno. Fatto che determina molti dubbi, anche per ‘l’annosità’ architettonica dello stadio stesso, sulla possibilità di reggere la A. In vista di cui c’è tuttavia chi sognerebbe viceversa un nuovo e avveniristico “Coop Stadium”. Nome derivante dal grande e noto marchio nazionale, a cui è legata la famiglia del patron nel settore della grande distribuzione. Mentre l’impianto attualmente esistente è difeso con le unghie e con i denti dai cosiddetti nostalgici o tifosi old style per cui quello è e quello deve restare. Salvo, come ovvio, i necessari adeguamenti strutturali per avere il nullaosta per giocarci in presenza degli spettatori. Che siano 12 o 15mila, al più, non importa. Tanto, a giudizio di questi supporter, il problema si porrebbe solo nei match di cartello. Poco, troppo poco, per traslocare, dunque, secondo loro.
La tesi del “restiamo dove siamo” non persuade tutti, però
La tesi del “restiamo dove siamo” però non persuade tutti, come premesso. In particolare quanti tra loro hanno difficoltà a raggiungere il Militare nei giorni della partita o abitano nei pressi del Militare stesso. Gente che, quando è giorno di gara, è costretta per ore e ore a patire grossi disagi: mancanza di parcheggio; traffico a lungo in tilt e viabilità limitata con l’applicazione della cosiddetta Zona Giallorossa. Ma c’è anche il nient’affatto trascurabile, soprattutto con i tempi grami che corrono, aspetto economico. Che alla società interessa. Eccome. Perché uno stadio nuovo di zecca da 25-30 mila posti con bar, ristoranti, negozi e forse addirittura un centro commerciale all’interno, genera un indotto per tutto l’anno. Che, se funzionante a pieno regime, sarebbe una manna per le casse societarie e fonte di ‘guadagno fresco’ anche nei periodi estivi in cui la stagione agonistica è ferma e dunque non c’è guadagno. Quasi ovvio, quindi, l’acceso confronto tra tifosi pro e contro. Che su Facebook, e per le strade, si dividono.