Riceviamo e pubblichiamo
Il dipartimento Ambiente della Regione Calabria ha comunicato al ministero competente le proprie osservazioni sull’ipotesi di realizzazione di un parco eolico marino a largo del golfo di Squillace. Secondo la Cittadella di località Germaneto, l’impianto, se realizzato, andrebbe a incidere su “un’area ad elevata valenza naturalistica”, perché “cumulato con gli altri fattori di pressione già in essere potrebbe costituire una significativa interferenza sulle popolazioni a rischio di estinzione”.
Il dipartimento, in particolare, fa riferimento alle tartarughe Caretta Caretta, al delfino di Risso, a diverse specie di uccelli migratori; tutti attori dell’ecosistema che dalle pale eoliche ancorate nel mare del golfo di Squillace potrebbero subire danni significativi.
Le puntuali osservazioni inviate dalla Regione al ministero dell’Ambiente attestano, una volta di più, la fondatezza delle ragioni di chi da sempre si oppone all’impianto.
Per mesi, come Amministrazione, abbiamo lavorato con gli altri Comuni, con il mondo dell’associazionismo e la società civile per costruire un fronte coeso e ampio che facesse massa critica in difesa del territorio, dunque dell’interesse generale, contro l’ennesima tentativo di sfruttare il territorio stesso a fini particolari e speculativi.
Oggi raccogliamo i frutti di quel lavoro e non possiamo che dirci soddisfatti se anche la massima istituzione rappresentativa dei calabresi sposa la tesi che il parco eolico off shore mette a rischio gli ecosistemi peculiari delle acque interessate e dunque compromette, appunto, interessi generali meritevoli di tutela. Senza dimenticare che anche la Soprintendenza ha di recente chiesto integrazioni al progetto nel timore che i beni paesaggistici ne potrebbero risultare compromessi.
Nessun “no” a prescindere, quindi, ma a patto che non si deturpino il territorio e i suoi beni – come del resto ha affermato di recente anche l’assessore Varì, sia pure cambiando idea rispetto alla sua originaria posizione di apertura. Da parte nostra, in ogni caso, nessuna abiura rispetto alla necessità di una transizione ecologica ineludibile ma che sia rispettosa di tutti gli interessi in campo. Abbiamo infatti opposto argomenti seri e fondati, che sono stati oggetto di manifestazioni pubbliche, dibattiti, atti formali assunti da diversi Comuni rivieraschi e non.
Una unione che ha fatto la forza, in controtendenza rispetto allo stereotipo che vorrebbe la Calabria sempre restia a prendere posizione sulle questioni che riguardano da vicino il suo futuro.
Rimane fermo l’impegno, ora, a proseguire lungo la strada intrapresa senza abbassare la guardia. La risorsa mare è e resta cruciale per difendere filiere importanti della nostra economia e battere al contempo nuove strade per favorire uno sviluppo endogeno che sia anche sostenibile.
Mostra fotografica
Il centro storico di Catanzaro è il fulcro, già dalla scorsa estate, di una iniziativa degna del massimo apprezzamento sul piano culturale e sociale. Mi riferisco, in particolare, alla rassegna “Le grandi mostre di fotografia dell’umano”, nata da un’idea di Francesco Mazza che si conferma così uno degli operatori più sensibili e attivi tra quelli che storicamente operano in città.
Nel suo caso parliamo di una produzione che abbraccia gli ultimi decenni, spesi per valorizzare la storia della nostra regione ma anche per accendere i riflettori su temi universali che ne travalicano i confini. È il caso, appunto, delle mostre sull’Umano, che dallo scorso giugno ci hanno fatto riflettere su temi come l’immigrazione, la guerra, l’infanzia negata, affidati agli scatti di fotografi di grande caratura come Pino Bertelli, Francesco Malavolta e Nino Bartuccio.
Fino a Gian Butturini, in mostra in questi giorni e fino al 22 novembre nello spazio “Coriolano Paparazzo” su corso Mazzini, le cui foto ci raccontano la straordinaria esperienza vissuta nell’ospedale psichiatrico di Trieste da Franco Basaglia, il medico umanista che con il suo lavoro e il suo impegno politico fece chiudere i manicomi in Italia, eliminando una vergogna nazionale che da lungo tempo pesava sulla nostra sanità.
Le mostre non sono mai state fini a se stesse ma hanno cercato e cercano di lasciare un segno nella coscienza. Sono parte di un progetto che vuole contribuire alla crescita e al cambiamento. Lo dimostrano i numerosi eventi collaterali che le hanno accompagnate, compreso quello in programma giovedì prossimo 14 novembre, nel quale Venturino Lazzaro dialogherà con Amalia Bruni sull’’inadeguatezza degli strumenti attualmente utilizzati per promuovere la cultura dell’accettazione del disturbo mentale.
Due medici valenti e di lunga esperienza, che a distanza di quasi cinquant’anni dalla legge Basaglia valuteranno i rischi che corre l’Italia di fare un pericoloso passo indietro rispetto alla forza rivoluzionaria di quella norma.
Questa dunque la peculiarità dell’iniziativa di Francesco Mazza: il pensiero e la riflessione, necessari subito dopo l’impatto emotivo dell’immagine. Perché le foto non sono semplicemente “belle”, altrimenti il loro scopo sarebbe poca cosa.
E a proposito di scopi, per chiudere credo che gli apprezzamenti a Franco siano sacrosanti anche per aver voluto, egli, riempire ancora una volta di contenuti lo spazio “Coriolano Paparazzo”, contribuendo a restituire vivacità e identità al nostro centro storico, luogo di pensiero per eccellenza, in un passato che vorremmo diventasse oggi nuovamente presente.
Negozi cinesi
“Catanzaro, se la si gira in lungo e largo, sembra assomigliare sempre di più ad una piccola Shangai. Niente contro la comunità cinese, che anzi rappresenta ormai una parte integrante dell’economia locale, ma se pensiamo a quanto la città, negli ultimi anni, sia stata letteralmente monopolizzata dai negozi cinesi, la questione va analizzata su un piano diverso.
E’ notizia che negli ultimi giorni ha aperto i battenti l’ennesimo market di grosse dimensioni in via Gioacchino da Fiore, che si aggiunge ai tanti altri già esistenti da Lido in su: se ne possono contare ben quattordici. E parlando proprio di metrature, non è cosa da poco il fatto che la maggior parte di questi esercizi si estenda su superfici che raggiungono anche i tre o quattro mila metri quadri.
E’ vero, in questi negozi lavorano anche nostri concittadini, ma mi chiedo come sia possibile autorizzare a cuor leggero l’apertura di tali attività e se nelle carte tutto ciò che viene dichiarato trova, poi, corrispondenza e adeguato controllo nella realtà.
Ciò su cui bisogna riflettere è che questa prassi, nel tempo, finirà per spegnere del tutto quel che resta delle attività economiche in città.
E l’amministrazione sta cercando soluzioni a questo problema? Di certo essere inerti sul piano del commercio, sulla viabilità, sul decoro ha portato Corso Mazzini a svuotarsi e a non essere più attrattivo.
Non ci si può lamentare, allora, se, anche per quanto riguarda gli spazi di importanti metrature, i grandi marchi si tengono lontano da Catanzaro. Speriamo in un sussulto d’orgoglio di chi governa la città, altrimenti tra non troppo tempo ci sarà spazio solo per negozi cinesi e supermercati”.