Riceviamo e pubblichiamo
C’è chi vorrebbe studiare medicina, chi ingegneria.
Sono i giovani stranieri accolti a Camini e che ora tramite i fondi raccolti con la vendita del libro “Il buon Bondje” scritto dalla responsabile Coordinamento Donne Spi Cgil Area Metropolitana Reggio Calabria Pina Calabrò possono vedere più vicino il loro sogno.
A Camini nei giorni scorsi la presentazione del protocollo d’intesa tra l’autrice e la cooperativa sociale Jungi Mundu, con il patrocinio dello Spi Cgil Area Metropolitana guidato dalla Segretaria Generale Mimma Pacifici.
“Buon Bondje” nasce proprio con lo scopo di creare un ponte tra lo Spi (gli anziani) e le nuove generazioni di stranieri, permettendo loro di costruire quel futuro in cerca del quale sono fuggiti dalle loro terre, ma anche un futuro per il nostro paese e le nostre aree interne.
Se ne è parlato nell’ambito dell’iniziativa “Ponti tra generazioni”. Evento di cultura e solidarietà per una società giusta” promossa dallo Spi Cgil Area Metropolitana Reggio Calabria, la cooperativa sociale Jungi Mundu, il Comune di Camini, il Sistema di Accoglienza e Integrazione (Sai) del ministero dell’Interno, la Rosa nel Pozzo Edizione.
All’incontro hanno partecipato la Segretaria Nazionale Spi Cgil Carla Mastrantonio, il Segretario Generale Spi Cgil Calabria Carmelo Gullì, il presidente della cooperativa Jungi Mundu Rosario Antonio Zurzolo, il sindaco di Camini Giuseppe Alfarano e l’assessore alla Cultura del Comune di Roccella Jonica Rossella Scherl con la moderazione della giornalista Maria Teresa D’Agostino.
Durante la manifestazione il Segretario Generale Spi Cgil Calabria Gullì ha annunciato che il sindacato pensionati contribuirà alla costituzione del fondo per gli studenti e la Segretaria Nazionale Spi Cgil Carla Mastrantonio che l’esperienza di Camini verrà studiata a livello nazionale inserendola in un più ampio studio sulle aree interne con l’obiettivo di esportarla.
Esperienze quali quella di Camini incidono infatti positivamente e concretamente sulle aree interne contrastando spopolamento e desertificazione e rimettendo in moto il senso di comunità e l’economia.
Ma, hanno sottolineato più volte i relatori, le aree interne vanno sostenute con interventi su infrastrutture, viabilità e servizi per permettere agli immigrati di rimanere anche al di là dei termini dei progetti di accoglienza.