I cinesi, a casa loro o in Africa dove stanno costruendo di tutto e di più, avrebbero edificato tre ospedali o forse una città intera. Anzi, senza il forse. Questa la sintesi del concetto espresso dagli abituali frequentatori dell’area verde del Ciaccio-De Lellis, polo oncoematologico cittadino. Che prima aveva un parco (ce l’ha ancora) e un grande giardino fruibile (non ce l’ha più o per meglio dire non è più accessibile dallo scorso metà inverno per lavori… infiniti). Noi non conosciamo i termini dell’appalto e della natura degli interventi, sia chiaro.
Ma abbiamo constatato come si notino sempre gli stessi tubi a terra da molti mesi. Cose italiane, appunto. E calabresi, ancor di più. Perché, pur non conoscendo nel dettaglio la natura dei lavori, appare chiaro come i conti (o più esattamente i tempi) non tornino. Certo, nessuno disconosce che la funzione del Ciaccio è prendersi cura dei pazienti afflitti da una delle patologie ancora più devastanti e letali per l’essere umano. E quindi non certo essere precipuamente una zona a disposizione di salutisti che corrono, bimbi con bici o passeggiatori con cani domestici. Ma i due parcheggi privati con tanto di sbarra (e la scorsa estate, a giugno e luglio per lo più, creati anche con transenne e nastri) ne fanno una delle strutture più appetite della zona per parecchie persone: dai bimbi agli anziani. Ma non ne parliamo, e per tutt’altro motivo, quando gioca il Catanzaro in casa. Giorno in cui sono in parecchi a poter avere accesso anche ai due grandi parcheggi interni. Tutti medici e infermieri in servizio o parenti di pazienti in attesa?
Di sicuro sarà così. Ma questo conta poco, perché l’area è per così dire di proprietà privata dell’Asp. Attenzione, però, sempre in capo a un ente pubblico. Che deve dunque rendere conto all’opinione pubblica e ai contribuenti, anche sull’entità e durata dei lavori. E persino sul numero delle auto parcheggiate nelle aree di sosta delimitate, quando c’è la partita delle Aquile. Che pure sono impegnate venerdì, sabato o domenica, talvolta di metà pomeriggio o addirittura di sera, eccetto per qualche turno infrasettimanale, ovvero quando di solito il nosocomio non appare così frequentato. Ma questo lo documentario presto.