Compito dei giornalisti veri è porsi, e porre, domande. Perché, talvolta, la notizia potrebbe esserci, ma non… vedersi. O non essere suffragata da fatti incontrovertibili. Restano, quindi, le domande. Come punto irriducibile per cercare di fare chiarezza. In particolare quando ci sono soldi pubblici di mezzo, pur legittimamente impiegati. Ci mancherebbe! La scelta di assegnarli, però, è precisa. E pesante! Soprattutto con i tempi grami che corrono. In cui ci sono mille emergenze da fronteggiare e servizi essenziali da garantire. A Catanzaro, vedi alle voci: acqua pubblica nelle case; mense scolastiche; strade simili a vasche olimpioniche quando piove un pochino di più del solito; manto erboso… navigabile del Nicola Ceravolo (su cui si avranno conferme o smentite a riguardo la stagione calcistica ventura); trasporti; viabilità; sicurezza e così via. Eppure, Catanzaro sin dai tempi di Sergio Abramo, per la verità, ogni estate paga un obolo. Fisso, immancabile. Di ben 60mila euro. Destinati per Diritto Divino, manco fosse il Festival di Sanremo, all’Mgff. In passato pure ‘sbolognato’ senza troppe cerimonie da Soverato e Montepaone. Ma poi abbracciato e coccolato appunto da Catanzaro.

La grande differenza tra Catanzaro e Reggio, ahinoi

Catanzaro, è ormai scritto nelle Tavole della Legge, non si priva del suo minuto e mezzo di pubblicità-progresso sul Tg1 grazie alla pur molto onerosa (per le sue casse) rassegna. Mentre nella vicina Reggio, fra circa 2 settimane, ci sarà un’intera settimana all’insegna della presenza di Sky Calciomercato con oltre un’ora di diretta a sera, da lunedì a venerdì, dalle rive dello Stretto. Pubblicità-progresso ed entrate certificate, dunque, per quella fortunata città per circa 10 giorni ininterrotti fra arrivo e partenza dell’allegra compagnia di Sky. Le logiche che governano i Tre Colli, da destra a sinistra passando per il centro, sono tuttavia assai diverse. E, si sa, imperscrutabili. Più misteriose di tutti i Segreti di Fatima messi assieme. Logiche immutabili. E per noi poveri mortali appunto misteriose. Ma che sanciscono come i 60mila € di cui sopra, l’anno scorso addirittura prelevati dal Fondo di Riserva del De Nobili e quindi per nulla vincolati allo scopo (semmai lo sono semmai i finanziamenti regionali e statali ad hoc). siano… indefettibili. E sottratti, seppur legittimamente, per scelta precisa ad altro. Come premesso.

O “volere o volare” i 60mila… dindini al patron s’hanno da dare!

Al di là di quanto finora detto, i 60mila s’hanno da dare! Chiunque governi. Senza se e senza ma. Sebbene le centinaia di cittadini parecchio perplessi sulla questione. Eppure non son mica pizza e fichi. A cui si aggiungono, inoltre, messa a punto e disponibilità totale di una parte del… porto di Lido; vigili urbani impiegati in gran quantità da pomeriggio fino a notte fonda nel vasto perimetro concernente alla location dell’Mgff, dunque probabilmente in regime di ‘lavoro straordinario’ con relative sacrosante paghe, e così via. Il guaio, però, è che si tratta di una kermesse molto divisiva, come appena accennato. Ormai sempre più invisa ai catanzaresi, che la pagano tutti (nessuno escluso, tranne chi evade le tasse comunali come spiegato) pur assistendovi nel 3% della popolazione. A stare larghi. Pochino anziché no, esclamerebbe a proposito di Sky il grandissimo Flavio Tranquillo.

Ma che fine avranno fatto i commenti social sul pezzo inerente ai contributi comunali della “libera stampa” locale? Non è che nella Città del Peccato è tutto ‘omissato’? “Ca paria bruttu”! È una domanda, per carità…

A riprova del basso, meglio bassissimo, indice di gradimento dell’Mgff, il ‘nubifragio’ (anche assai recente) di commenti, da noi salvati dal 2022 fino proprio a poche settimane fa, nel rapporto di un paio di giudizi positivi ogni 15-20 negativi. Giudizi (positivi o negativi) che però ieri, stranamente dopo tanto tempo, non hanno corredato sulle pagine social della “libera stampa” catanzarese l’articolo sul cospicuo contributo comunale elargito all’Mgff. Ma che coincidenza! Di fronte a cui tornano le famose domande da noi richiamate in premessa. Intangibili. Ma purtroppo senza risposta. Come spesso accade. Soprattutto nella Città del Peccato. Ricordate ad esempio in merito gli interrogativi, inevasi, sulla concessione (gratuita o a titolo oneroso, fatto mai reso noto) del Mario Foglietti da noi posti per l’evento inaugurale, rappresentato dal concerto di Russell Crowe, della 20. edizione del 2023 dell’Mgff? Una concessione fatta all’organizzatore del Festival (in veste di soggetto privato) che, guarda tu il caso, dal 2017 è però anche sovrintendente (quindi dirigente pubblico con tanto di legittimo contrattone) del medesimo teatro Foglietti.

La peculiare, e tristissima, realtà catanzarese

A Catanzaro, come recita il motto di una famosa réclame televisiva, per certi soggetti, non per tutti naturalmente, “immaginare si può”. Eccome! Perché questa è una città dove per giunta, del tutto incidentalmente rispetto al nostro discorso principale sia chiaro, dopo l’approdo dell’ex procuratore della Repubblica Nicola Gratteri al vertice della Procura di Napoli non si è ancora provveduto a sostituirlo. E parliamo ormai di ben oltre un anno. Figuriamoci il resto, allora. Ecco perché, fare domande, per un povero anonimo giornalista (forse giornalaio) risulta un tantino velleitario. Anzi stupido. O forse persino eretico. Dal momento che si vive in una periferica realtà in cui la povera gente senza Santi in Paradiso, e non adusa per carattere a leccare ‘nobili deretani’, è in perenne attesa del Messia. Del Giudice a Berlino, in sostanza. Mentre gli altri siamo (meglio sono) tutti amici. O di più ancora: “Fratelli”, Soprattutto quando c’è l’interesse di mezzo. E chi è fuori dalla Grande “Famiglia”, magari perché “figlio unico”? Beh, s’arrangia. O più precisamente: s’attacca!

A breve i soliti immancabili super-articoli sulla super-kermesse. Scusate il refuso: super-pubbliredazionali, essendo pezzi pagati tramite la pubblicità fatta dall’organizzazione alla “libera stampa” locale che li redige!

Intanto, cari catanzaresi, state pronti ai complimenti sperticati della “libera stampa” locale al Festival. Un po’ sospetti, tuttavia. Questo dovete concedercelo. Non fosse altro perché i servizi realizzati, come sempre e per sempre poiché dell’Mgff la città non se ne libererà mai più, saranno a pagamento. Scritti e pubblicati, cioè, in forza di previa lauta pubblicità ai giornali stessi che li… confezioneranno. Non si tratterà di articoli veri e propri, quindi. Bensì, più in termini più appropriati, di pubbliredazionali. Un po’ come leggere una recensione su una trattoria dopo aver chiesto “all’oste” se il vino e il cibo sono buoni. Ah no, scusate. Perché nella Città del Peccato le domande (eccetto forse solo quelle compiacenti appunto alla “scusi oste, ma il vino è buono?”), così come i commenti social, sono probabilmente state abolite. Da tempo immemore. E per decreto governativo, subito ineluttabilmente recepito dalla “libera stampa” locale. E così è, se vi pare! Tutto il resto, quindi, è folle e improduttivo donchisciottismo come il nostro!

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