Riceviamo e pubblichiamo
Sono venti, ma sono in continua crescita. Le racconta il Rapporto Montagne Italia 2025, edito da Uncem per Rubbettino con il Progetto ITALIAE.
Venti università italiane, ma nuove se ne aggiungono ogni semestre. Si occupano con efficacia e lungimiranza di montagna, territori, ambiente, aree interne, piccoli Comuni.
Percorsi di studio, formazione, approfondimento, di qualità.
Vanno e sono sui territori alpini e appenninici, oppure nelle grandi Città, ma scelgono il territorio montano.
E prendono nei corsi, nei master, nelle triennali e nelle specialistiche anche lezioni con Amministratori locali, Sindaci, professionisti, imprese.
Non solo “professori”. Università aperte, che vanno ben oltre la “terza missione”. C’è Edolo con Unimont, punto avanzato, primo e forte nell’essere in valle, sui territori, e aperto a tutti. Ci sono la Tuscia, Camerino, Mercatorum, Calabria, Molise, Luiss, Politecnico di Torino e Università con UNICA, Rete europea delle università della Montagna. Aumentano e fanno bene.
“Da qualche tempo si registra un rinnovato interesse del mondo accademico nei confronti dei territori montani – evidenzia Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem – È una grande bella novità dell’edizione 2025 del Rapporto.
Sono stato ad esempio tante volte a Edolo e lì, tra i banchi, c’è una lettura importante e positiva delle montagne di domani. Merito di Anna Giorgi e dei suoi Colleghi e Colleghe. Così come a Camerino con Massimo Sargolini, a Pollenzo, a Venezia, alla Tuscia, alla Sapienza con marco Marchetti, a Torino con Filippo Monge, Filippo Barbera, Federica Corrado e Luca Battaglini.
E in tutte le altre. Nel Rapporto sicuramente ne abbiamo dimenticate alcune. Oltre che visibile nelle attività convegnistiche, l’impegno delle Università italiane per le Montagne si traduce principalmente nell’allestimento di seminari, corsi e master.
Ma c’è tanto altro. Il capitale umano sarà sempre più una merce. Ma non fermiamoci a questo dato ‘economico’, di peso. Guardiamo al valore culturale, sociale, antropologico.
Nelle università, nei corsi e nei master attivati, si intrecciano discipline diverse e si fa sperimentazione incrociando.
Dalla biologia ad architettura, da sociologia a economia. Insieme.
Non solo una disciplina. Tenere insieme, con Università diverse che collaborano. Una urgenza”.
Investire sulla formazione significa investire sul futuro dei territori montani e delle comunità locali.
“Uncem partecipa, sostiene, incoraggia tutte le Università italiane, sicuramente se ne aggiungono, che anche in collaborazione con Enti locali, stanno generando opportunità di crescita e sviluppo per le Amministrazioni locali e i cittadini, giovani e adulti, nel quadro di smart e green community che permettono di agire nel NOI”.
Pnrr per la digitalizzazione
“Il PNRR rappresenta un’opprtunità senza precedenti per l’Italia, che coinvolge in modo profondo e trasversale tutti gli attori, pubblici e privati. In questo percorso, il digitale ha un ruolo decisivo soprattutto quando parliamo degli Wnti locali.
Il lavoro capillare svolto dal Dipartimento per la Trasformazione Digitale sta accompagnando i Comuni, anche i più piccoli, anche in accordo con Uncem, in un percorso di innovazione senza precedenti, ma sono anche gli enti a dover consolidare e valorizzare quanto realizzato, dalle migrazioni al cloud ai siti istituzionali, diventati per i comuni più capaci veri e propri portali di servizi digitali per garantire un rapporto diretto, semplice e continuativo con i cittadini.
Le amministrazioni che hanno saputo sfruttare appieno le risorse del PNRR, a partire dal ridisegno dei portali dei servizi andando oltre il sito vetrina, dispongono ormai di strumenti digitali efficienti.
Ora, la vera sfida è questa: superare le logiche legate al PNRR e rapportarsi in maniera solida anche con i fornitori tecnologici. In particolare nel saper utilizzare le risorse residue per attivare ulteriori iniziative di innovazione e digitalizzazione.
Grazie al lavoro svolto fino a oggi, l’Italia ha guadagnato 15 punti nell’indice europeo dei servizi digitali ai cittadini, superando per la prima volta Francia e Germania.
La direttiva del dipartimento sull’utilizzo dei fondi residue rappresenta una pista per guardare al dopo PNRR”