E “gnente”. La pioggia a Catanzaro non è certo sinonimo di “Governo ladro” come nell’antica Roma. No, per carità! Ma, di certo, una massiccia dose di imprecazioni dei cittadini all’innaturale caravanserraglio (politico) talerichian-fioritiano, quando piove un po’ forte in città, arriva lo stesso.

Dalle strade del capoluogo, in particolare da quelle del quartiere marinaro, o dagli spalti del Nicola Ceravolo, allo stesso modo, un pensierino… dolce viene spesso dedicato ai pur bravi amministratori locali. I quali, però, effettivamente con l’acqua un bel rapporto non ce l’hanno proprio. Questo va detto, perché infatti non riescono a fornirla nelle case sempre, ovvero salvo rarissime eccezioni, come dovrebbe invece essere in un paese normale.

E non del terzo mondo, in pratica. Ma soprattutto, non appena a Catanzaro fa una ‘pisciatina’ e dal cielo vien giù un po’ più d’acqua del consueto, strade e manto erboso dello stadio diventano navigabili. Chissà allora se gli antichi romani di cui sopra avessero immaginato un povero “governatore” locale eletto circa 2mila anni dopo. Un amministratore di un luogo situato al centro della Magna Graecia, sotto la supervisione di un potente “console” che ne orienta quasi ogni scelta, tuttavia inopinatamente sprovvisto di fedelissimi luminari di tombini e caditoie. Mah… chissà

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