Riceviamo e pubblichiamo
Per i lavoratori d’inclusione sociale decisivi per consentire l’erogazione di servizi essenziali, in Comuni sottodimensionati, che con il blocco delle assunzioni hanno consentito agli Enti Locali di tamponare situazioni molto gravi.
Il Governo Regionale del Centro destra ha aumentato lo stanziamento del sussidio da 25mila euro a 50mila euro annui, per i lavoratori d’inclusione sociale, senza, che gli Enti Locali se non in una parte ridottissima, hanno partecipato alla maniifstazione d’interesse aperta da un bando regionale.
Intanto non si è proceduto ha portare l’orario settimanale di questi lavoratori a 18 ore settimanali, con la stipulazione con un Cpntratto a tempo determinato, e la erogazione di una retribuzione sotto forma di salario o di stipendio e non semplicemente di sussidio, differenze sostanzilai soprattutto dal punto di vista sanitario e previdenziale..
Il precariato o le forme di precariato in Calabria, si perpetuano all’infinito attraverso un meccanismo di divisione delle responsabilità, che non vengono ricondotte ad un piano di stabilizzazione, attraverso una collaborazione Istutuzionale Nazionale, Regionale e locale, con la partecipazione delle rappresentanze sindacali di categoria e con una ricollabazione dei lavoratori attraverso un piano di investimenti che consenta la salvagurdua dei livelli occupazionali, per persone che hanno svolto e che svolgono per pochissimi soldi un servizio essenziale e sostitutivo di pubblica utilità.
In Calabria il bacino della precarietà è interminabile, la forestazione, il personale sanitario, il personale scolastico appunto i tirocinanti d’inclusione sociale, la ormai ciclica questione degli ex lavoratori socialmente utili o di pubblica utilità.
Passano i Governi nazionali e regionali e locali e intanto il precariato resta, come spesso si scrive in Italia si verifica la stbilizzazione nell’essere precari, ancora di più in Calabria.