Articolo tratto dal Web con varie fonti
Francesco Occhiuto si è tolto la vita a 30 anni. Il racconto al Giornale del senatore di Forza Italia: “Stava male da circa due anni. Era uno psicologo ed era consapevole di avere una malattia mentale, ma non voleva prendere farmaci”.
«Ho un pensiero fisso: ricongiungermi a lui». Comincia così la toccante intervista che il senatore di Forza Italia Mario Occhiuto ha rilasciato a Il Giornale a un mese e mezzo dalla tragica morte del figlio Francesco, 30 anni, che si è suicidato lanciandosi dalla finestra dell’ottavo piano del suo appartamento di Cosenza. Sopravvivere alla morte di un figlio è l’impresa più complicata di fronte alla quale la vita può metterti e lui stesso è smarrito di fronte «alla forza che non sa dove trova» per andare avanti.
La terza crisi
Rientrato in Senato e accolto da un lunghissimo e commosso applauso dell’aula, Occhiuto si sente, per citare Hugo, «come un chicco di grano nella macina, mentre la macina gira». Spiega la crisi avuta dal figlio, la terza, quella appunto che gli è stata fatale e di come lui proprio per il timore di fragilità estreme, sin dalle prime avvisaglie aveva «sempre cercato di stargli vicino, di non lasciarlo solo. Proprio perché avevo paura. Lui era un tipo molto tranquillo, riservato. Poi ha avuto questa prima crisi psicotica. Era a Parma, a studiare. Fu una cosa improvvisa. Io corsi da lui quella stessa notte e da quel momento lo ho seguito passo passo. Lui era diventato fragilissimo. Si attaccava a me, mi abbracciava. Per me da quel momento è stato come se Francesco fosse nato una seconda volta».
La parentesi romana
Francesco vince poi una borsa di studio all’università di Tor Vergata e si trasferisce al Roma col papà. In questo periodo padre e figlio si uniscono tantissimo, parlano molto, Occhiuto senior ascolta le paure del figlio e le sue strategie per evitare ricadute. Perché il ragazzo non solo era consapevole della sua malattia mentale ma essendo psicologo «voleva curarsi da solo. Non voleva prendere farmaci. Diceva che erano medicine vecchie, degli anni Settanta. Che la medicina per la mente non aveva fatto nessun progresso scientifico.Diceva che i farmaci toglievano le emozioni. Che erano dannosi. Qualche volta lo ho costretto io. L’ho portato da molti medici, ma non ha mai avuto una diagnosi vera e propria. Purtroppo queste malattie restano sempre misteriose. Non se ne parla. C’è lo stigma sociale. Sono molto più diffuse di quel che si sa».
Il momento della tragedia
Quando Francesco ha deciso di lanciarsi dal balcone il senatore era in casa. Gli attimi che hanno preceduto il gesto estremo sono un pugno nello stomaco. «Quando è successo ero con lui. Ho visto che era in corso questa crisi paranoica. Ho chiamato il medico. Gli abbiamo dato i farmaci. Ma i farmaci non fanno effetto subito. Il pomeriggio si è messo a dormire. Poi ha detto che voleva fare una passeggiata. Sembrava tranquillo. Siamo andati insieme, mi ha chiesto di non parlare. Dopo 300 metri è voluto rientrare. Io sono andato un attimo in camera mia. Un attimo, proprio un attimo. E lui in quell’attimo ha aperto la finestra e…Di solito io lo abbracciavo, lo stringevo. Se lo avessi abbracciato anche questa volta…».
La Fondazione per Francesco
Occuparsi quindi delle malattie mentali sarà un impegno che il senatore Occhiuto si è preso con se stesso per onorare il figlio e «penso anche a una fondazione da intitolare a Francesco», ha detto. «So che questo dolore durerà per sempre. Il dolore è costante, il pensiero è costante. E io non voglio che si affievolisca. Lo difendo questo dolore. Se avessi potuto io avrei voluto essere al suo posto. L’amore che avevo con lui era speciale, indescrivibile. Da quando è stato male è sempre cresciuto» e oggi «i miei due figli, mia moglie mi danno forza».