Il tempo di Fabio Celia nel Pd sarebbe inesorabilmente scaduto. E in base a quanto di nostra conoscenza hanno provato a farglielo capire in tutti i modi possibili e immaginabili. Vale a dire al termine di una riunione ad hoc degli organismi locali del partito e in alcune telefonate private. In cui Celia si sarebbe confrontato con vari “amici Dem”, che hanno cariche partitiche. E che a Celia hanno chiesto, o quantomeno consigliato, di fare un passo indietro. Di procedere alle dimissioni, cioè. O, quantomeno, di dar corso a un’auto-sospensione. Quest’ultima, una mezza… cretinata. Una soluzione in sostanza tipica dell’ipocrita mondo politico attuale, che qualche “genio” del Pd pensa possa salvare capra e cavoli in tale imbarazzante situazione. Senza capire che invece getta solo la polvere sotto il tappeto. Polvere pronta a spuntare fuori più fastidiosa di prima. Comunque sia, almeno per ora, il “buon Fabio” non ci… sente, ripetendo a oltranza: “Sono una persona perbene e lo dimostrerò”.

Pd finora inerte e impotente, ma perché?

Ma perché il Pd non ha già proceduto all’embargo di Celia? Intanto, perché si sa come funziona in questi casi. In cui è facile, in astratto, proiettare un’immagine di sé immacolata (ci riferiamo al partito) mentre poi bisogna in concreto cacciare qualcuno che fa parte del tuo ambiente e conosce tante cose. Ergo, non è che sia indolore metterlo alla porta. Un po’ per amicizia e… colleganza e un po’ per. . timore. Che Celia, ancora oggi vicino a molti organi di stampa locali da lui in passato sponsorizzati e diciamo così sostenuti, possa ad esempio servirsi dei giornalisti a lui ancora “particolarmente vicini” per vuotare il sacco. Ovvero per dire che non è l’unico ad avere… magagne, sempre se i Tribunali attesteranno che le ha. Al netto, come ovvio, di quelle spinose questioni già acclarate, che da 8 anni a oggi lo hanno costretto, per questioni private o professionali, a limitare la sua attività politica. E, malgrado le centinaia di voti presi, a legarsi (supportandone l’attività) ad altri esponenti politici. Pensiamo, tanto per citare alcuni nomi, a Flora Sculco, Francesco Pitaro e, negli ultimi anni, a Giusy Iemma in tandem con Ernesto Alecci.

Il ruolo, centrale, di Iemma e il… modus operandi del gruppo Celia

Giusy Iemma è la vera e propria frontwoman del gruppo Celia-Iemma. Che peraltro si è sentita diffamata da irriverentemente.com/,  procedendo a una querela di cui ancora non conosciamo i termini esatti (leggi qui: irriverentemente.com/leditoriale-querelati-da-vicesindaco-iemma-ma-in-generale-tira-una-brutta-aria-per-noi-nel-pd-ci-vogliono-fermare-magari-per-via-giudiziaria-abbiamo-messo-in-fila-fatti-e-persone/). Analoga sorte che ci toccò quando il nostro ex editore di Calabria7 Celia ci indicò agli inquirenti, da cui era ascoltato per la querela sporta per una nota stampa di Sergio Costanzo (ci pare denunciato da Claudio Parente), come direttori responsabili mentre noi ne eravamo invece i direttori editoriali. E quindi, per le legge, non imputabili per quanto scritto da altri: Costanzo, ribadiamo. Un errore, quello di Celia nell’indicarci quali direttore responsabile del suo giornale, che ci costò un po’ di seccature. Al tempo, però, si chiarì tutto in breve e, considerato quanto abbiamo sempre scritto su Iemma, confidiamo accada pure adesso. Resta il fatto, però, che in 24 anni di carriera e decine di migliaia di servizi fatti, pure per Radio e Tv, appena due volte abbiamo subito il vaglio della Magistratura per il nostro lavoro. Ed altrettante per iniziative di Celia e Iemma. Circostanza che ci fa molto riflettere!

Torniamo sull’impotenza del Pd

Se quella appena raccontata è… un’altra storia, che qui rileva poco, resta… l’impotenza del Pd nei confronti di Celia. Che può solo cacciare dal partiti.. Non da consigliere comunale, come ovvio, essendi stato legittimamente eletto dal popolo sovrano e nemmeno da capogruppo. Sul punto, potendo semmai fare pressione sui subentrati rappresentanti Dem al De Nobili Igea Caviano, ripescata in virtù dell’assessorato a Iemma, e Gregorio Buccolieri, appena arrivato dal Psi. Unici che, a rigor di… legge, potrebbero sfiduciare Celia e nominare un nuovo capogruppo. Si dice Buccolieri, la cui traiettoria sarebbe incredibile dunque. Ma al netto di ciò, a mandar via Celia dal civico consesso (in quanto debitore dell’ente, ancora presunto fino a pronunciamento dell’autorità giudiziaria) potrebbe essere soltanto il sindaco Nicola Fiorita. Che, a nostro avviso, lo farà esclusivamente se non potrà farne a meno. E non perché ami o protegga Celia, come qualcuno erroneamente o falsamente sostiene, bensì perché, da perfetto Machiavelli o don Abbondio (fate voi) qual è, non si espone. Mai! E quindi non lo farà. Neppure stavolta, pur essendo felice di potersi togliere una simile spina nel fianco. Un Celia cioè che, ribadiamo, non ama e non protegge affatto. Ea cui magari esprimerà pure vicinanza e solidarietà al momento dell’eventuale uscita dal Consiglio.

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