Riceviamo e pubblichiamo
Dopo l’Istituzione della Zona Economica Speciale unica per il Sud, gestita direttamente da Palazzo Chigi, si è generato un grande equivoco.
Che questo strumento che deve attrarre investimenti e portare al miglioramento d’infrastrutture oltre a generare occupazione stabile, riconvertendo settoori unquinanti in politiche di sostenibiltà ambientale, sia una questione di appannaggio solo governativo.
Le altre Regioni del Sud hanno avviatp l’istituzione di sportelli unici di semplificazione burocratica, oltre al miglioramento nei collegamenti tra le strutture logistiche e le Aziende innovative che le devono utilizzare.
Le Zone Economiche Speciali nascono per consentire in aree in grave ritardo di sviluppo, come la Calabria il persequimento di politiche di agevolazione previdenziale e fiscale per le Aziende.
Che formano ed assumono con contratti non precari lavoratori giovani per limitare il fenomeno drammatico dello spopolamento e della emigraione intellettuale.
Il, tessuto delle micro imprese calabresi dovrebbe prevedere una concertazione permanente con la Regione ed il Governo con tutti gli attori delli sviluppo e le Organizzazioni sindacali.
Le Zone Economiche Speciali dovrebbero attivare la nascita di start up innovative che riescano a rimanere in vita dopo i cimque anni di attività.
Tutto questo meccanismo di generazione di sviluppo non dipende soltanto dal Governo Nazionale, ma soprattutto da una sinergia tra la Regione e la parte produttiva del territorio interessato.
La sensazione in Calabria, che questa delle Zes rappresenta una grande suggestione, che rischia di rimanere tale. Come tutte le questioni importanti,non interessan una politica, che si occupa di nomine o di proroghe di nomine e molto meno di temi e tentativi di soluzioni.
Felice Caristo