Riceviamo e pubblichiamo
“I patti di collaborazione per la gestione condivisa dei beni urbani rappresentano ormai una realtà, anche a Catanzaro, che ha consentito di inaugurare un nuovo modello nei rapporti con i cittadini.
Gli ultimi esempi hanno riguardato il campo di calcio del plesso Galati a Gagliano e Piazzetta della Libertà, nel centro storico, ma sono già circa una decina gli accordi attraverso cui, grazie alla sinergia con le associazioni, strutture e aree pubbliche potranno essere tutelate e valorizzate puntando alla partecipazione attiva della comunità.
E’ uno strumento vincente a cui abbiamo creduto tanto, fin dall’approvazione del regolamento in Consiglio comunale circa due anni fa.
La strada avviata dall’amministrazione Fiorita ha permesso, nel tempo, di rendere concreta la cultura della condivisione e della solidarietà orizzontale, sulla scorta di esperienze già maturate in tutta Italia.
E per farlo, abbiamo contestualmente coinvolto il personale comunale in appositi percorsi di formazione per poter garantire i giusti processi tecnici rispetto alle istanze degli utenti.
Le risposte sono state così significative, che l’amministrazione sta valutando anche l’ipotesi di istituire un apposito ufficio per la gestione condivisa dei beni comuni.
Dedicato proprio ad istruire, con maggiore celerità e competenze, i vari procedimenti.
Siamo, dunque, solo ai primi passi di un percorso che si preannuncia duraturo e produttivo.
E che non solo contribuirà a salvaguardare i nostri spazi pubblici, ma anche a rafforzare il legame tra istituzioni e cittadini”.
33. strage Via D’Amelio
Il brutale assassinio di Paolo Borsellino e degli agenti della sua scorta, il 19 luglio del 1992, è un ferita aperta nel cuore del nostro Paese che non possiamo considerare rimarginata.
Certe ferite non lo sono mai, né mai potranno esserlo, ma la morte dell’amico di Falcone, del magistrato che citava Shakespeare per esorcizzare il sentimento più umano che ci sia: la paura, è una ferita del tutto particolare.
Molte ombre la rendono opaca, molti dubbi l’accompagnano, sulla mano che ha armato quelle dei killer di Cosa Nostra.
Ogni anno, il 19 luglio si fa sinonimo di angoscia perché ancora oggi la verità sembra sfuggirci e pensiamo con orrore che non solo i criminali di professione possano aver beneficiato della sparizione dalla scena di un magistrato che aveva ben saldi in sé i valori della giustizia e della legalità che sono pilastri del valore più alto: la libertà nella democrazia.
Per chi, come me, ha considerato Paolo Borsellino un esempio altissimo e in virtù di esso ha speso la sua vita per difendere e affermare quei valori, nell’associazionismo ieri come nelle Istituzioni oggi, ricordarlo e ricordare chi insieme con lui ha dato la vita per lo Stato, non potrà mai essere un gesto rituale, né un semplice dovere d’ufficio.
È piuttosto uno sprone a tenere la barra dritta per lavorare ogni giorno nella convinzione che il nostro possa diventare un Paese migliore, per noi e per i nostri figli.